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CorSera – La prima di Thohir. Palacio gli regala una scarica di adrenalina…

Francesco Parrone

Indovina chi viene a Natale. Il panettone, alla fine di un derby quaresimale, lo porta Rodrigo Palacio, che di tacco deposita un candito all’arancia nella porta di Abbiati, a cinque minuti dalla fine, regalando la prima scarica di adrenalina...

Indovina chi viene a Natale. Il panettone, alla fine di un derby quaresimale, lo porta Rodrigo Palacio, che di tacco deposita un candito all’arancia nella porta di Abbiati, a cinque minuti dalla fine, regalando la prima scarica di adrenalina (dopo tre pareggi e una sconfitta in campionato) a Mister Thohir. «Il gol più importante della mia carriera nel derby più importante del mondo — dice l’uomo di Bahia Blanca che si è preso l’Inter sulle spalle (10 reti fin qui) —. Questo successo ci dà fiducia, ora andiamo in vacanza contenti, ce lo meritiamo. Un attaccante da affiancarmi nel mercato di gennaio? Non lo so, chiedete alla società…». Eccola, la società. From Giacarta, via Roma e Firenze (scampagnata per città d’arte con la famiglia), in giacchetta accanto ad Angelomario Moratti, scravattato. Prima del match Erick Thohir invita Barbara Berlusconi in uno degli uffici dell’Inter, accanto agli spogliatoi del Meazza. Contatto. È il primo rendez-vous tra nuovi proprietari, il tycoon venuto dall’Indonesia e la figlia di papà in missione per conto di Arcore. È il derby dell’austerity, giocato a velocità d’altri tempi in un’umidità che annebbia le idee, il meglio per 85’ è in tribuna, dove Thohir parlotta con Mao e Barbara si accomoda tra gli amici vip: l’étoile della Scala Roberto Bolle e il designer salentino Fabio Novembre, incaricato degli arredi alla nuova sede del Portello e del restyling dello storico logo ovale, piazzato strategicamente tra BB e Galliani, su quel seggiolino che durante Milan-Ajax, ai tempi del grande freddo,rimase significativamente vuoto.

San Siro straripa, manca solo Massimo Moratti, rimasto a New York per questioni personali. Che senso attribuire all’assenza del presidente onorario? «Uno che vende il suo appartamento poi non continua a sedersi tutti i giorni sul divano del salotto…» manda a dire, senza alcuna polemica. Ma un derby senza Moratti è come il 25 senza Babbo Natale. Il solco è definitivamente segnato. Da ieri, questa è davvero l’era geologica di Mister Thohir. «Uno spettacolo fantastico, niente a che vedere con il derby della Primavera! Sapevo che sarebbe stata dura: contro di noi il Milan dà sempre il suo meglio». Il gesto del presidente al gol di Palacio, le mani giunte quasi in preghiera («Lo ammetto, negli ultimi 5 minuti ho pregato»), ha scaldato il rapporto tra dirigenza e squadra: «Una rete fantastica, una delle più belle di tutta la stagione». E Nagatomo capitano è da interpretare come un’apertura verso l’Asia? «L’Inter ha tre leader: Zanetti, Cambiasso e Nagatomo. A me piacciono tutti. Arrivederci a presto».

Decolla stamane, Mister Thohir, con moglie e quattro figli, verso le vacanze negli Usa. Non prima di aver confermato la piena fiducia a Walter Mazzarri: «Abbiamo come obiettivo quello di migliorare la classifica dello scorso anno. Possiamo arrivare in Champions ma ci serve stabilità. Poi ci attrezzeremo per i prossimi anni. Ho fiducia nel tecnico e in tutti i giocatori. Non dimentichiamoci che sono qui solamente da un mese…». Meno male che Valentino (Rossi) esiste. Nel suo blitz a San Siro, ieri, ha incrociato Thohir e gli ha chiesto di comprare Messi o Cristiano Ronaldo: «Era una battuta, il presidente ha sorriso. L’Inter ha perso qualche punto per strada, ma sono contento di come stiamo giocando. La rosa va rinforzata per stare davanti al Milan e arrivare nei primi tre». C’è Felipe Scolari, il c.t. del Brasile, venuto a vedere Kakà. Ci sono magliette di incoraggiamento per Francesco Acerbi, l’ex compagno cui i rossoneri mandano un pensiero: «Ace non mollare». Acerbi, che dopo Natale ricomincerà la chemio e la sua battaglia-bis contro il tumore, risponde in tempo reale, con un Tweet: «Grazie per la forza che mi date». C’è il tutto esaurito. Fino al guizzo di Palacio manca solo lo spettacolo. Due lucine, sull’albero del derby di Milano, restano spente: senza Moratti (padre) e Berlusconi (padre), e soprattutto senza danè, c’è poco splendore sull’erba. Ma a gennaio, per fortuna, cominciano i saldi.