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L’Inter non è ancora guarita: ha segnato il primo gol del 2014, ma non è riuscita a vincere. Contro il Chievo, che ha tenuto il campo con personalità, soffocando il gioco avversario, con un pressing efficace, correndo tanto e fino all’ultimo minuto, non smettendo mai di credere nella possibilità di portare a casa almeno un punto, è arrivato il quarto pareggio nelle ultime 7 partite. Thohir ha osservato la partita nella sede dell’Inter club Giacarta, insieme con 300 tifosi di nerazzurro vestiti: avrà visto che la squadra non riesce ancora a ritrovare la fluidità di gioco dei primi due mesi e che gli arbitri continuano a guardare la sua squadra con diffidenza, se non proprio con ostilità, visto che è stato annullato un gol regolare a Nagatomo e non sarebbe stato scandaloso fischiare un rigore su Botta a 20 secondi dalla fine.
Questo non assolve la squadra nerazzurra, che ha dato tutto, ma che deve assolutamente migliorare almeno il rendimento a San Siro e a curare ancora d più i dettagli. L’Inter, che non pareggiava con il Chievo dal 23 gennaio 2005, ha iniziato la partita in maniera approssimativa ed è stato necessario il magnifico gol di Alberto Paloschi (quarto in campionato), un diagonale violento nell’angolo alla sinistra di Handanovic, nato da un anticipo di Cesar su Alvarez (con Dramé che ha spaccato il raddoppio in area) per risvegliare i nerazzurri. Il pareggio è arrivato in fretta, con una percussione di Alvarez, per riscattare l’errore precedente, con pallone per Nagatomo, pronto a firmare il pareggio (quinto gol in campionato), con un movimento da attaccante vero.
Passata la grande paura, l’Inter ha creduto nella possibilità dell’immediato sorpasso e ha giocato 20 minuti di buon calcio, sfruttando il nuovo sistema di gioco proposto da Mazzarri, un 3-4-2-1 che ha avvicinato Alvarez e Kovacic a Palacio. L’Inter avrebbe anche segnato il 2-1, sempre con Nagatomo, se l’assistente Giachero non avesse alzato la bandierina per segnalare l’offside del giapponese, tenuto in gioco da Dramé (e non di poco). L’Inter è andata avanti a spingere, con un pressing più efficace di altre volte, giocate interessanti, ritmo alto per i tempi presenti, buona organizzazione, con movimenti studiati. Il Chievo si è chiuso bene, aspettando di riemergere.
Palacio ha fatto la grazia alla squadra di Corini, su un colpo di testa finito a lato; poi l’Inter alla mezz’ora, ha perso un po’ il filo del gioco e ha rischiato di andare sotto sulla ripartenza di Théreau, con la linea di difesa troppo alta, ma il francese si è fatto rimontare e il pallone è stato deviato in angolo. L’Inter ha inaugurato la ripresa alzando il ritmo, con un buon giro-palla, nel quale sono stati coinvolti tutti i giocatori, ma non è riuscita a creare nitide palle-gol, incapace di sciogliersi e di prendere velocità, soprattutto nei movimenti nello spazio, che restano ridotti al minino, perché tutti i giocatori tendono ad aspettare il pallone da fermi. Non sono bastate le iniziative di Alvarez, su un campo sempre più scivoloso per la pioggia (e che ha penalizzato il gioco palla a terra degli interisti), e non sono bastate nemmeno le mosse di Mazzarri, che a metà ripresa ha mandato in campo Milito per aiutare Palacio, sempre molto solo e ora non ancora al massimo della condizione e che ha chiuso nel finale con un 4-2-4 temerario, con l’ingresso di Botta.
Il Chievo, con alcune ripartenze interessanti, non è andato lontano dal secondo gol, soprattutto con Théreau, che ha giocato una grande partita, ma che a forza di correre, è stato meno lucido nelle conclusioni. L’Inter è mancata al momento dell’ultimo passaggio, perché qualcuno sbaglia il tempo di entrata in area. Questione di movimenti da ripassare, in una squadra che ha un livello tecnico modesto. E alla fine San Siro, in bilico fra i ricorsi passati e l’impazienza di voler tornare in alto, non ha fatto sconti all’Inter: fischi per tutti. Che la squadra, comunque, non meritava.
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