ultimora

CorSera – L’Inter travolge la Lazio, entra in Europa League e abbraccia Zanetti…

Tango argentino con numero finale brasiliano per l’addio di Javier Zanetti a San Siro, al suo stadio, alla sua gente, dopo 857 partite (e 21 gol) in nerazzurro (19 stagioni e 16 trofei vinti), a 40 anni e nove mesi domenica prossima a Verona....

Francesco Parrone

Tango argentino con numero finale brasiliano per l’addio di Javier Zanetti a San Siro, al suo stadio, alla sua gente, dopo 857 partite (e 21 gol) in nerazzurro (19 stagioni e 16 trofei vinti), a 40 anni e nove mesi domenica prossima a Verona. Quattro gol alla Lazio per la festa al numero 4 più famoso della storia dell’Inter; quattro gol che valgono la qualificazione all’Europa League, dopo un anno senza coppe. Resta da definire la posizione, fra quarto (dipende dalla Fiorentina), quinto (la soluzione più probabile, playoff) e sesto posto (doppio preliminare). L’Inter può ancora essere raggiunta dal Milan, ma ha un vantaggio enorme nella differenza reti generale: +24 contro il +8 dei rossoneri). Nella notte di Zanetti, anche le stelle hanno deciso di guardare dalla parte dell’Inter, evento abbastanza insolito in una stagione nella quale la fortuna ha guardato spesso da un’altra parte. La serata era iniziata in maniera traumatica: i fischi di San Siro per Mazzarri, dopo la sconfitta nel derby, il vantaggio della Lazio, con il colpo di testa di Biava contro una difesa impietrita, forse ancora frastornata dall’americanata che ha preceduto l’inizio della partita (e che diventerà regola nella prossima stagione). Mazzarri, offeso dall’atteggiamento del pubblico (ma dovrebbe sapere che nel calcio, come diceva Mazzetti, «chi vince è un bravo ragazzo, chi perde una ...»), non si è mai affacciato dalla panchina, rimanendo in piedi, ma senza farsi vedere e questa sfiducia, votata da San Siro, potrebbe avere effetti anche clamorosi sul futuro dell’Inter. La squadra ha reagito con una determinazione troppe volte sconosciuta in questa stagione e ha costruito subito il pareggio, con un assist meraviglioso di Kovacic, trasformato in oro da Palacio (7’). 

La Lazio ha insistito, ha creato due occasioni buone per un nuovo vantaggio con l’imprendibile Keita, ma Kovacic (aveva un anno e tre mesi, quando Zanetti ha esordito a San Siro), in una serata baciata dalla grazia calcistica, ha ripetuto la prodezza e ha mandato in gol anche Icardi, in una serata in sospeso fra passato e futuro. L’Inter ha capito il momento, ha accelerato ancora, procedendo a folate, con Nagatomo imprendibile sulla corsia di sinistra, che ha offerto a Palacio la palla del 3-1. Il Trenza non ha sbagliato, realizzando il 17° gol in questa sua seconda stagione nerazzurra, nella quale ha confermato di essere un giocatore così bravo che avrebbe trovato posto anche nell’Inter del triplete. Nella ripresa, Reja ha cambiato la Lazio, con l’inserimento di Ledesma e l’Inter ha lasciato l’iniziativa agli avversari, arrivando persino a farsi schiacciare nei propri venti metri. Mazzarri ha mandato in campo Zanetti e per quanto ha fatto vedere non si capisce bene come gli sia venuto in mente di smettere. Handanovic ha compiuto sei interventi prodigiosi, con Keita, Biglia e Felipe Anderson che sono arrivati al tiro con la massima facilità, confermando i difetti dei nerazzurri. Finché è arrivato Hernanes, che ha infilato il pallone nell’angolo con un diagonale perfetto e ha sigillato la partita, che consente a Mazzarri di presentare il conto della stagione in linea con quanto gli aveva chiesto il nuovo presidente, Erick Thohir (l’Europa). Ma la gara contro la Lazio, dentro San Siro strapieno a parte la curva Nord, vuota per la sentenza del giudice sportivo, ha chiarito che l’Inter è una squadra speciale e che, come ha ricordato Moratti, «il calcio è questa cosa qua, è sentimento; non si può far niente contro questo». E solo a Madrid si erano viste tante magliette nerazzurre come in questa notte così strana.