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CorSera – L’Italia ricomincia da quattro. Inter, Juve e Udinese le ultime a cambiare…

Francesco Parrone

Sono tutti d’accordo: «Non è il modulo che conta ma la sua interpretazione. La mentalità con cui si gioca». Bene, ma nasce prima il modulo o l’atteggiamento? Perché non può essere solo un caso se in A è tornata di moda la difesa a 4, a...

Sono tutti d’accordo: «Non è il modulo che conta ma la sua interpretazione. La mentalità con cui si gioca». Bene, ma nasce prima il modulo o l’atteggiamento? Perché non può essere solo un caso se in A è tornata di moda la difesa a 4, a scapito di quella a 3, utilizzata nell’ultima giornata di campionato da 5 squadre su 20. Juventus, Inter e Udinese sono l’esempio più evidente del cambiamento. In mezzo c’è stato il triennio della Juve di Conte che il 30 novembre 2011 a Napoli iniziò a giocare con Bonucci-Barzagli-Chiellini, conquistando tre scudetti di fila, contro avversari che spesso si sono disposti in maniera speculare, con 3 difensori: «Che poi diventavano 5 — sottolinea Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione allenatori —. Questo non impedisce che una retroguardia a 4 difenda con 6 uomini, intendiamoci. Ma in genere con quella che noi tecnici chiamiamo “difesa a 2 centrali” ci può essere una maggiore ricerca del gioco. E noi in Italia abbiamo bisogno di gioco. Perché alla fine anche la Juve, che in Italia con il 3-5-2 era aggressiva, in Europa finiva per subire».

Nel forum al Corriere della Sera di inizio novembre, Antonio Conte aveva risposto proprio a questa obiezione, dopo aver portato il 3-5-2 in Nazionale: «Sono luoghi comuni. La risposta è il Bayern: giocano a tre dietro, ma qualcuno può sostenere che sia votato a difendersi? È un piacere per gli occhi. I numeri sono aridi, conta la voglia di evolversi». E quella sembra non mancare. «Con Pereyra, Allegri ha un’opzione in più per fare le rotazioni a centrocampo e puòpermettersi una soluzione nuova — osserva Daniele Adani, commentatore Sky —. Sono convinto che il sistema di gioco sia secondario, rispetto alla sua interpretazione, ma la Juve passando alla difesa a 4 ha migliorato alcuni aspetti. Sugli esterni per esempio prima andava più in sofferenza». Adani è un ex difensore: per la categoria, giocare a 3 o a 4 fa una bella differenza: «È vero, alcuni sono più disposti a staccarsi, alla Bonucci. Altri, alla Chiellini, sono più marcatori. L’ideale del difensore è Barzagli che incarna le due tipologie».

Ma l’azzurro è fermo ai box chissà ancora per quanto. Quel che è certo è che nell’interpretazione di un modulo al posto di un altro sono i protagonisti a lasciare il segno: «Perché fare il 3-4-3 con Robben o il 4-3-1-2 con Pirlo che scende verso i centrali difensivi per impostare l’azione fa una bella differenza — spiega Aldo Serena, voce di Mediaset —. La nuova Inter, che ha abbandonato il 3-5-2 di Mazzarri, ha molto lavoro da fare: Mancini deve velocizzare il gioco, soprattutto quello senza palla». Le grandi cambiano, le altre si adeguano: «Squadre come l’Empoli di Sarri e il suo 4-3-1-2 — rilancia Ulivieri — sono un bel segnale. Perché la piccola squadra se non gioca retrocede. E le nostre grandi in Europa negli ultimi anni hanno fatto la parte delle piccole. Per questo il sistema a due difensori mi sembra più aperto alla ricerca del gioco. E può migliorare la salute del nostro calcio».