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Mancini ha ben chiaro qual è, cos’è e quanto vale l’ Inter. La Roma non è l’esame di maturità per il diploma d’alta quota dei nerazzurri. «Non è una gara decisiva, un po’ d’autostima l’abbiamo. Però non c’è consapevolezza al 100 per cento delle nostre possibilità e una vittoria potrebbe regalarcela». Il tecnico cerca certezze, non tutto nell’ Inter funziona. La miglior difesa del campionato con appena 7 reti incassate dovrà reggere l’urto dell’attacco giallorosso, il più prolifico della serie A, andato a segno 25 volte: due reti e mezzo a partita. È proprio il reparto offensivo a preoccupare Mancini e non è da escludere un turno di riposo per il capitano Mauro Icardi, tornato al gol (su gentile concessione di Ljajic) martedì sera a Bologna. L’argentino, appena tre centri, è un caso e soprattutto non si intende con Jovetic. «Sono in difficoltà è vero, ma non giocano insieme da tanto». E segnano troppo poco, come l’Inter che solo alla seconda giornata contro il Carpi è riuscita a realizzare due reti. Icardi si è difeso, «in fondo ho fatto tre gol su quattro palloni che mi sono arrivati». Mancini però la vede diversamente, magari lo dice con il sorriso, ma lo dice. «Icardi, come tutti gli attaccanti in genere, tende a trovare scuse per giustificare un periodo senza reti. Lo facevo anch’io. Una volta arrivano pochi palloni, un’altra non sono i movimenti giusti o le situazioni adatte».
Quando è stato a disposizione, il bomber è sempre andato in campo, ma il dubbio di scombinare i piani e lasciarlo a sedere stasera contro la Roma è fortissimo. L’intesa con Jovetic non c’è e Mancini di alternative ne ha. Prima tra tutte Ljajic, partner più gradito a Jo-Jo. Nella loro ultima stagione a Firenze chiusero con 24 reti. «A Bologna Ljajic è stato tra i migliori. Altruista sul gol, ha appoggiato a Icardi un pallone che molti attaccanti avrebbero calciato, cercando di segnare. Bravo in copertura quando siamo rimasti in dieci per l’espulsione di Melo». Mancini non è certo tipo da farsi intimorire, ma decidere di lasciare fuori l’ex capocannoniere e capitano dell’Inter in una sfida importante come quella con la Roma è una scelta zavorrata da mille dubbi. Eppure il tarlo c’è, perché Icardi o no, al tecnico importa solo «essere lì a fine novembre quando avremo giocato con tutte le grandi, anche con il Napoli». Contro la Roma, cui Mancini invidia Dzeko («è l’uomo più pericoloso e finirà in doppia cifra»), l’ Inter potrà fare la sua partita d’attesa, migliorando l’approccio: «Non facciamo apposta a buttare il primo tempo. Questa sarà una gara logica, non possiamo pensare solo a difenderci. Alla Roma non si può concedere campo, ma non partiamo svantaggiati, loro vanno bene, ma anche noi».
Davanti il ballottaggio Icardi-Ljajic, in mezzo l’assenza dello squalificato Melo dovrebbe indurre l’allenatore (espulso anche lui a Bologna, ma se l’è cavata con una diffida) ad affidarsi ancora a Kondogbia. Il francese, mai brillante fin qui, con Medel dovrà essere la diga contro il centrocampo più forte della serie A. Se regge, l’ Inter nella notte di Halloween dovrà gettare la maschera e candidarsi ufficialmente allo scudetto.
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