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CorSera – Mazzarri meglio del secondo Herrera. Guarin cambia passo all’Inter

Per l’Inter meglio di 40 anni fa. Il 7 ottobre 1973, la domenica del ritorno di Helenio Herrera sulla panchina nerazzurra e di Mario Corso per la prima volta in rossoblù, era finita 0-0 alla prima di campionato. Per 75 minuti, sembrava...

Francesco Parrone

Per l’Inter meglio di 40 anni fa. Il 7 ottobre 1973, la domenica del ritorno di Helenio Herrera sulla panchina nerazzurra e di Mario Corso per la prima volta in rossoblù, era finita 0-0 alla prima di campionato. Per 75 minuti, sembrava che la partita fosse destinata a concludersi con identico risultato, poi è arrivata la percussione di Guarin, per Jonathan: il cross del brasiliano è stato deviato da Antonelli, il pallone ha scavalcato Perin ed è finito sulla testa di Nagatomo che ha operato il break, quello che ha deciso la partita, prima del raddoppio di Palacio nel recupero, con uno dei gol che lo hanno reso celebre: assist profondo di Guarin, scatto nello spazio, per «bruciare» il difensore (Portanova) e 2-0 sull’uscita di Perin.

In mezzo alle due reti, la traversa di Icardi (37’ s.t.). La vittoria interista è stata prima sofferta e poi logica e molto del merito va ascritto a Walter Mazzarri, per il modo in cui ha pensato la partita e l’ha costruita sul campo. Il rischio era di farsi prendere dall’entusiasmo per l’esordio a San Siro (dopo la prova generale con il Cittadella) e di mettere in campo una squadra a trazione anteriore. Mazzarri ha puntato su un’Inter equilibrata, che sapesse occupare bene il campoed evitasse di subire le ripartenze del Genoa. E con una sola novità rispetto all’anno scorso: Campagnaro.

Troppi i gol incassati in contropiede nell’ultimo campionato, con la squadra sempre esposta al vento avversario, per ripetere lo stesso errore. Così contro un Genoa, che Liverani ha disposto con grande rigore tattico, puntando sul 4-3-2-1, togliendo spazio agli interisti, Mazzarri è partito prudente con un centrocampo a 5 e Alvarez alle spalle di un solo attaccante, Palacio. La squadra è apparsa ancora legata, emozionata, per l’esordio vero a San Siro pieno a metà, ma entusiasta come nelle migliori serate, in difficoltà nel distendersi, con Guarin che non riusciva a entrare in partita.

I nerazzurri hanno faticato a essere pericolosi davanti a Perin, ma non hanno mai rischiato nulla e questo è un segnale incoraggiante per Mazzarri, visto che si è trovato ad allenare una squadra che nell’ultimo campionato prendeva un gol e mezzo a partita (57 in 38 gare). Nell’intervallo, Mazzarri deve aver chiesto uno sforzo maggiore alla squadra, che è ripartita forte, creando subito una pallagol con Alvarez (Portanova in angolo), ma che ha rischiato ma che ha rischiatosull’assist di Gilardino per Bertolacci, anticipato da Handanovic.

Il tecnico ha capito che era il momento di osare e ha iniziato ad aumentare la forza offensiva: Icardi ha sostituito Kuzmanovic e si è fatto subito notare per una conclusione di testa. Tutta la squadra è cresciuta, trascinata da Guarin, che ha cambiato passo, con le percussioni che dovrebbero appartenere al suo repertorio, ma che per ora sono circoscritte a un solo tempo. Nonostante la maggiore pressione dell’Inter, il Genoa, pur abbassando il baricentro di qualche metro, nonostante le indicazioni contrarie di Liverani, non si è mai sfilacciato, concedendo comunque pochi spazi. E alloraMazzarri ha operato la seconda mossa: fuori Cambiasso e spazio a Kovacic, non ancora al massimo della condizione, ma capace di incidere sul match con giocate verticali e una circolazione più rapida del pallone. Finché è arrivato il gol di Nagatomo, che deve aver fatto contento Mazzarri: abituato a puntare molto sugli esterni nella sua concezione di calcio, ha visto un gol nato da un cross di Jonathan, esterno di destra e corretto in rete da Nagatomo, l’esterno di sinistra.

Così l’Inter è tornata a vincere a San Siro in campionato. Vacanze comprese, non succedeva dal 21 aprile: 1-0 al Parma.