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CorSera – Mazzarri uomo di parole. Adesso le promesse sono realtà …

È presto per capire dove potrà arrivare l’Inter. È evidente però che, al momento, il miglior acquisto dell’Inter è Walter Mazzarri. In 70 giorni di vita nerazzurra, alle parole spese nel giorno della presentazione (6 giugno),...

Francesco Parrone

È presto per capire dove potrà arrivare l’Inter. È evidente però che, al momento, il miglior acquisto dell’Inter è Walter Mazzarri. In 70 giorni di vita nerazzurra, alle parole spese nel giorno della presentazione (6 giugno), quando aveva parlatodi «cultura del lavoro, sacrificio, rispetto reciproco», ha fatto seguire i fatti. Un uomo di parola. Il primo merito dell’allenatore è stato quello di aver restituito ai giocatori interisti il senso dell’essere squadra e l’orgoglio dell’appartenenza.

Lo si era capito nelle prime due partite di campionato; lo si è visto meglio nella sfida con la Juve. Tutto questo è stato possibile perché Mazzarri, essendo stato ingaggiato come allenatore, si è preoccupato (e si preoccupa) di allenare.Riportare al centro del mondo interista il concetto di preparazione è stato fondamentale, per recuperare quei valori che sembravano perduti. Primo fra tutti: la corsa, con e senza palla. Non è un caso che l’Inter abbia dato il meglio di sé nella ripresa, quando ha creato non pochi problemi alla Juve che, fisicamente, resta un punto di riferimento europeo. In questo senso, Mazzarri sta mostrando che cosa significhi il lavoro di équipe, nella costruzione di una squadra. GiuseppePondrelli, il preparatore atletico, che lavora con lui dal 1999-2000 («Primavera» del Bologna), ha già portato l’Inter aduna condizione atletica quasi ottimale, tenendo fede a quanto aveva detto il tecnico tre mesi fa: «Se non si arriva prima degli altri sul pallone, è inutile pensare agli schemi». E se l’Inter ha vinto il 52% dei contrasti nella partita con la Juve (75), significa che i nerazzurri sono tornati a correre, a cominciare da Alvarez, che sembrava il più inadatto ad essere spremuto in allenamento e che invece è un giocatore trasformato. Cambiasso appare rigenerato, anche se può crescere ancora molto. Jonathan ha sofferto la qualità degli juventini e ha dato il via al gol del pareggio bianconero, ma ha recuperato la massima tonicità fisica.

Mazzarri però ha dato un’impronta tattica alla squadra, così come aveva promesso a giugno. E lo si è visto soprattutto contro la Juve nell’organizzazione di gioco e nella capacità di interpretare la fase difensiva, con Campagnaro (che aveva detto sì all’Inter, ben prima di sapere che avrebbe trovato il suo allenatore) sempre più simile al miglior Samuel, per quanto sa dare ai compagni. Non prendere gol (uno in tre partite) è la base per poter pensare a vincere. E ancora: «Voglio capire l’attitudine al sacrificio e alla resistenza di questo gruppo». Mazzarri deve aver scoperto in questi due mesi, che la voglia di arrivare in alto c’è e che la squadra crede in lui, perché si è riaccesa nel gruppo la passione per la vittoria. Resta il fatto che Mazzarri sarebbe potuto arrivare sulla panchina interista già due anni fa. Se il divorzio da Leonardo si fosse consumato qualche giorno prima di metà giugno 2011, forse il tecnico non avrebbe rinnovato il contratto con il Napoli e sarebbe partita la rifondazione interista, con investimenti più mirati, una rivalutazione del gruppo, una valorizzazione reale dei giovani. Con la conseguenza che anche il bilancio sarebbe stato sistemato per tempo. E di Thohir non si sarebbe mai sentito parlare.