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CorSera – Medel si presenta senza luoghi comuni. Sarà  titolare, ma rischia Kovacic…

Un cileno per l’ Inter: quarto nella storia del club, maglia numero 18, lo stesso di Ivan Zamorano, quando lasciò la 9 a Ronaldo. Ecco Gary Medel, modi spicci, toni di chi non ha e non vuole perdere tempo. Proprio come quando gioca. Poche...

Francesco Parrone

Un cileno per l’ Inter: quarto nella storia del club, maglia numero 18, lo stesso di Ivan Zamorano, quando lasciò la 9 a Ronaldo. Ecco Gary Medel, modi spicci, toni di chi non ha e non vuole perdere tempo. Proprio come quando gioca. Poche parole, ma idee chiare. E niente luoghi comuni, a parte un «sono felice di essere all’Inter», che poi è la verità visto che lo avevano richiesto altri club italiani e stranieri. Meglio non paragonare il centrocampista cileno a Cambiasso, che a Sky Sport ha spiegato: «Meritavo un altro trattamento. L’Inter doveva dirmi prima che non mi sarebbe stato rinnovato il contratto». «Io sono Medel e basta, e non vengo a Milano per sostituire nessuno. Casomai il mio punto di riferimento, come persona e come giocatore, è sempre stato solo Javier Zanetti».

Dipendesse da Medel giocherebbe già domenica contro il Torino. Magari insieme a M’Vila. «Gran giocatore il francese, l’ho visto in allenamento: la sana competizione, mirata al bene della squadra, fa solo bene». Il cileno ha le caratteristiche che tanto piacciono a un allenatore come Mazzarri: è tosto, bada alla sostanza e non molla mai. Chiaro che Medel avrà una maglia da titolare, e se il tecnico deciderà di farlo giocare spesso insieme a M’Vila, uno tra Kovacic e Hernanes rischia di doversi accomodare in panchina. Un problema che non riguarda il centrocampista, 27 anni compiuti il 3 agosto, contratto di 4 anni con l’Inter da 1,8 milioni a salire, 65 presenze e 5 gol in nazionale. Arriva dal Cardiff (34 presenze nell’ultima Premier). «Non sono d’accordo con quanti sostengono che il campionato italiano sia inferiore rispetto a quello inglese o spagnolo — ha sottolineato — : in Italia non esistono partite facili e c’è grande equilibrio tattico, come mi ha sempre detto il mio amico Pinilla».

Qualcuno, in passato, gli ha dato del pitbull. Un paragone che non spiace al centrocampista cileno. «È dai tempi dell’Under 20 che me lo porto dietro questo appellativo, ricevuto dal portiere mio compagno di squadra, perché dove c’era la palla c’ero sempre io».