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CorSera: «Moggi e Calciopoli, la Corte emette una serie di giudizi…»

Lorenzo Roca

Giustizia è fatta, titola il Corriere della Sera in merito al processo Calciopoli: «Le ragioni con le quali i giudici d’appello del processo a Calciopoli hanno motivato le condanne per il reato di associazione per delinquere a Luciano Moggi (2...

Giustizia è fatta, titola il Corriere della Sera in merito al processo Calciopoli: «Le ragioni con le quali i giudici d’appello del processo a Calciopoli hanno motivato le condanne per il reato di associazione per delinquere a Luciano Moggi (2 anni e quattro mesi), Pierluigi Pairetto (due anni) e Innocenzo Mazzini (due anni) chiudono il cerchio: quella pronunciata il 17 dicembre 2013 rappresenta l’ultima sentenza di merito sullo scandalo esploso nel maggio 2006. In realtà è quasi un quinto grado di giudizio, dopo i tre sportivi e i due della magistratura ordinaria.Secondo i giudici di Napoli, ci sono alcune certezze a cominciare dal fatto che «esistono molteplici e articolatielementi probatori» sull’esistenza di Calciopoli e dalla figura di Moggi che «esercitava un ruolo preminente ed apicale» anche per «una spregiudicatezza non comune». Il sistema è stato giudicato più esteso rispetto a quantoera stato delineato dal verdetto di primo grado. La Corte ha definito i sorteggi arbitrali «ambigui»; ha sottolineato che «la leggerezza e l’apparente convivialità con cui avvenivano gli accordi per la designazione delle griglie arbitrali tra personaggi come Bergamo, Moggi o Giraudo appaiono gravissime alla luce della evidente lesione del principio di terzietà che dovrebbe presiedere alla scelta di un direttore di gara. Dagli atti emerge il ruolo preminente di Moggi sugli altri sodali, dovuto non soltanto alla sua personalità, ma anche per la capacità di porre in contatto una molteplicità di ambienti calcistici fra loro diversi e gestirne le sorti con una spregiudicatezza non comune». Ai designatori arbitrali, Moggi «riusciva ad imporre proprie decisioni, coinvolgendoli strettamente nella struttura associativa e nel perseguimento della comune illecita finalità... E ha creato i presupposti per far sì di avere un’influenza abnorme in ambito federale». La Corte ha insistito sul ruolo «di rilievo ricoperto da Pairetto, Bergamo e Mazzini, i quali hanno di fatto rafforzato il contesto e l’incidenza del sodalizio», tenendo conto dell’importanza «istituzionale» dei personaggi».