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CorSera – Moratti chiude 18 anni di Inter. All’assemblea è standing ovation…

Francesco Parrone

Era teso, emozionato, commosso, Massimo Moratti, il 12 aprile 1995, alla fine del Consiglio di amministrazione (nella vecchia sede di piazza Duse), che lo aveva voluto presidente, 35 anni, dieci mesi e quindici giorni dopo il padre, Angelo....

Era teso, emozionato, commosso, Massimo Moratti, il 12 aprile 1995, alla fine del Consiglio di amministrazione (nella vecchia sede di piazza Duse), che lo aveva voluto presidente, 35 anni, dieci mesi e quindici giorni dopo il padre, Angelo. «Pensavo che questa fosse una scadenza tecnica, senza grandi significati e invece mi accorgo di essere prigioniero dei sentimenti». Anche in questo venerdì 25 ottobre 2013, Massimo Moratti è apparso «prigioniero dei sentimenti» davanti all’assemblea degli azionisti dell’ Inter, che ha approvato il bilancio (perdita di 79 milioni) e ha rappresentato l’ultimo attoassembleare prima dell’ingresso in società della holding indonesiana, guidata da Erick Thohir (con Roeslani e Soetedejo), fissato fra il 12 (prima convocazione dell’assemblea straordinaria) e il 15 novembre (seconda convocazione), in coincidenza con la chiusura dell’operazione e il versamento di quanto già definito dai contratti. Un atto che sarà preceduto dall’esordio di Thohir a San Siro (Inter-Livorno, 9 novembre) e che coinciderà con il varo del nuovo consiglio: otto componenti, cinque per il gruppo di Thohir, tre per il gruppo Moratti (sicuri il figlio Angelomario, Rinaldo Ghelfi).

L’assemblea è diventata invece l’occasione per una standing ovation di tre minuti nei confronti del presidente, che nessuno vorrebbe uscisse (ci penserà, mettendo come sempre l’Inter al centro del mondo). Anche per sfuggire alla commozione, che c’è stata, quando lo si è visto morsicarsi il labbro, Moratti ha parlato ai soci del passato, ma sempre guardando al futuro: «Ho lavorato con persone di grande classe; mi hanno e mi avete aiutato e mi siete stati vicino, nei momenti difficili, e ne abbiamo avuti, per tanti motivi e nelle ore più belle. Tutte le vittorie, che sono 16, portano anche il loro nome e sono un record in Italia. Tante battaglie insieme, tanti consigli giusti. È stata un’avventura bellissima, con ricordi indelebili come lo sarà per tutti i tifosi. Meritate un applauso. È in atto un cambio per costruire il futuro; dopo 18 anni, l’Inter aveva bisogno di un rinnovamento. Un cambiamento che non esclude la famiglia Moratti. È una joint venture che ci mette in condizione di raggiungere nuovi successi. Bisognava ampliare il mercato della società, dovevamo farlo già in passato a livello commerciale. Il socio porta la dote di un mercato che sarà importante per noi».

Su Thohir, Moratti ha speso parole importanti: «Questo è un socio che ha l’ambizione per fare bene. Ci conoscono in tutto il mondo; esercitiamo grande fascino. Per questo ci hanno chiesto di lavorare con loro. Faranno programmi all’altezza dell’Inter. Da quello che ho visto finora, ci sono sostanza e buoni propositi; andremo avanti non più come maggiori azionisti. Avevamo intenzione di ampliare le nostre possibilità e ci è sembrato giusto lasciare che altri investissero nella società. Sarà fatta un’integrazione in modo che l’Inter non ne soffra. È possibile che ci siano una rapida ripresa, con grandi successi commerciali e calcistici. Non significa avere i soldi per fare pazzie ma sviluppare un progetto per vincere tanto. Continuano a chiedermi che ci sia la mia permanenza: vedremo. Il cambiamento vuol dire fare i conti con il passato; chi ha lavorato nell’Inter ha sempre avuto la mia fiducia, perché se l’è meritata. Se ci sono stati errori, sono stati tutti la conseguenza di mie decisioni. Chi arriva ha in mano una macchina veloce e sa che deve guidarla bene. Io sono ottimista». 

Moratti ha ricordato che «è stato meraviglioso avere a che fare con giocatori e allenatori fantastici. Ho avuto giocatori intelligenti, che hanno dato il massimo e che ci hanno dato gioie. Lo stesso vale per gli allenatori. Quando arrivano pensano di vivere una situazione da club grande, ma normale; poi si rendono conto che qui è tutto diverso. L’Inter è una cosa differente da tutte le altre squadre, perché lo sono i suoi tifosi, per attaccamento e passione. Ho vissuto un’avventura tra le più belle che si possano vivere».

«La vita continua, l’Inter va avanti e tornerà a vincere, ma si è rotta la magia» ha commentato un azionista interista, salutando la signora Bedi Moratti, che ha seguito l’ Inter in ogni angolo del mondo in 18 anni. Stasera c’è il Verona («ed è importantissimo vincere» ha ricordato Moratti) e nessuno è apparso contento di tornare a casa.