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CorSera – Moratti ha perso la pazienza. Acquisti inadeguati, e preparazione…

Francesco Parrone

O l’Inter cambia oppure Moratti cambierà l’Inter. Le parole pronunciate dal presidente a metà giornata hanno il sapore di un ultimatum. Domenica sera, Branca si era riconfermato ai microfoni di Sky. Alla domanda «sarà al 100%...

O l’Inter cambia oppure Moratti cambierà l’Inter. Le parole pronunciate dal presidente a metà giornata hanno il sapore di un ultimatum. Domenica sera, Branca si era riconfermato ai microfoni di Sky. Alla domanda «sarà al 100% l’Inter di Stramaccioni e di Branca quella dell’anno prossimo?», il d.t. aveva risposto: «Assolutamente, poi queste cose le decide sempre il nostro presidente, ma per quanto ne so io, questo sarà».

La partita con il Bologna ha coinciso con la nona sconfitta in 28 partite ed è arrivata la risposta di Moratti: «Branca ha detto che deciderà il presidente e sono della stessa idea, quindi decido io. Si ragiona per vedere che cosa succede ogni giorno.Per conto mio, mi va bene se tutto rimane così, ma con risultati diversi». È tutta l’Inter (dirigenti, staff tecnico e medico, giocatori) a essere stata messa in discussione da Moratti, che questa volta non ha fatto sconti a nessuno, nel breve vertice di domenicasera, con aggiornamenti in un lunedì tempestoso.

Così le parole presidenziali hanno il sapore di un preavviso di congedo per d.t. e allenatore, fin qui difesi ben oltre il difendibile. Dopo aver spinto per Benitez al posto di Mourinho nel 2010, Branca, nelle ultime due stagioni, ha smantellato la squadra, partendo da Gasperini e proponendo un cambio generazionale che tale non è stato e che si è rivelato fallimentare e costoso.

Moratti ha sì potuto tagliare il monte ingaggi, ma ha speso molto per acquisti super valutati (PereiraSilvestre, l’operazione Schelotto, con la cessione di Livaja) o inadeguati (Kuzmanovic). C’è poi la questione tecnica. A proposito della partita con ilBologna, Moratti è stato lapidario: «C’è stato una specie di collasso, specialmente nel primo tempo. Per noi è una grossa delusione; c’è anche arrabbiatura, ma poi bisogna anche essere freddi nel valutare la cosa e cercare di ricostruire il morale».

Il presidente ha notato una serie infinita di contraddizioni (a parte la posizione di Benassi): vista la condizione fisica di alcuni uomini, si sta chiedendo come si lavori ad Appiano. A parte gli infortuni traumatici di Mudingayi e Milito, tutti i problemi muscolari di questi mesi non sono il segnale di un lavoro fatto in profondità; molti giocatori risultano sovrappeso; altri continuano a non essere in condizione (Kuzmanovic in panchina con il Bologna, dopo aver saltato il Tottenham); la squadra corre poco e male (cfr. i movimenti di Schelotto); arriva sempre in ritardo sulle prime e seconde palle.

L’esperimento delle vacanze lunghe, per festeggiare al di là dell’oceano anche il Capodanno, sta riproducendo i disastrosi risultati della gestione-Ranieri nel periodo fine gennaio-fine marzo 2012. E non è bello continuare a sbagliare la formazione di partenza. Ha detto Moratti: «Forse i giocatori scendono in campo con timore; forse è una questione psicologica o di preparazione della gara. Poi le cose si riaggiustano, ma domenica è stato buttato via un tempo e questo è grave».

La conclusione è che di fronte a un simile sfascio e a promesse che non hanno riscontri nella realtà (il terzo posto), Stramaccioni potrebbe anche non finire la stagione sulla panchina dell’Inter, ma non è questo l’obiettivo del presidente. Peròalmeno con la Samp (dopo il Tottenham), qualcosa di diverso si dovrà vedere.

Lo sa anche Stramaccioni che ha parlato ieri sera: «Capisco l’arrabbiatura del presidente, che è anche la mia e la nostra. Dobbiamo recuperare qualche giocatore e la sicurezza che avevamo in campo. La testa può contare più delle gambe. Nienteè perduto: mancano dieci partite e dobbiamo credere al terzo posto, che è lontano quattro punti. Ai nostri tifosi, che ce l’hanno con noi e hanno ragione, non posso chiedere niente. Fin qui ci hanno dato tanto, è venuto il momento di dare qualcosa noi a loro».