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CorSera – Moratti out, Thohir in. Mazzarri attende le strategie dell’indonesiano…

Inter–Livorno, quello che sarebbe stato il derby del Capitano (Armando Picchi), chiude un capitolo di storia nerazzurra. In un sabato (con pioggia) era cominciata l’avventura di Massimo Moratti azionista di maggioranza (18 febbraio 1995,...

Francesco Parrone

Inter-Livorno, quello che sarebbe stato il derby del Capitano (Armando Picchi), chiude un capitolo di storia nerazzurra. In un sabato (con pioggia) era cominciata l’avventura di Massimo Moratti azionista di maggioranza (18 febbraio 1995, vigilia della partita con il Brescia) e di sabato si conclude un capitolo, visto che giovedì 14 sbarcherà a Milano Erick Thohir, con i suoi soci; venerdì 15 parteciperà all’assemblea straordinaria per la celebratissima chiusura dell’operazione con il passaggio del 70% delle quote azionarie alla holding indonesiana e sabato 16 assisterà all’amichevole con il Chiasso. Tanto rumore per niente. Moratti non ha perso le buone abitudini e come tantissime volte ha fatto in questi 18 anni, è salito ad Appiano per assistere all’allenamento della squadra, con Campagnaro ancora lontano dal gruppo, perché non è ancora guarito. Il c.t. argentino, Alejandro Sabella, può dire quello che vuole, ma la realtà del campo è che il difensore, che ha rappresentato una delle pietre angolari sulle quali Mazzarri ha costruito la sua Inter non è pronto per giocare. Al contrario di Samuel e Ranocchia che, sostituiti per infortunio a Udine, sono stati recuperati a tempo di record (Juan Jesus è squalificato).

Al contrario di Zanetti, che scalpita per rientrare e che potrebbe davvero giocare nel finale di partita. Questa è una serata speciale anche per Walter Mazzarri, che nel 2003-2004 aveva guidato il Livorno alla promozione in A, dopo un’attesa durata 55 anni. «Sono orgoglioso di essere partito da zero, di aver fatto la carriera che ho fatto, senza amicizie che mi potessero agevolare. Io faccio l’allenatore concentrandomi sui giocatori, sulla squadra e sul campo. Ora che sono all’Inter è cambiata la risonanza intorno a me, ma io non ci penso; penso invece a come motivare i miei giocatori e al campo. Tutto qui». È per questo che, come era accaduto prima di Udine, Mazzarri ha ripetuto ai giocatori (e lo rifarà oggi), che «l’Inter deve considerare tutte le partite come la finale di Champions League». Del Livorno, senza Greco, Rinaudo e Cosa (squalificati), Mazzarri non si fida e non soltanto perché Nicola, uno dei tecnici in rampa di lancio, scoperto e lanciato da Spinelli, ha promesso che «non siamo venuti a Milano per fare le comparse o per vedere lo stadio. Cercheremo di giocarcela con tutto l’impegno possibile».

In più ci sono il portiere Bardi, Mbaye, Benassi e Duncan, che sono tutti in prestito dall’Inter e che moltiplicheranno l’impegno per dimostrare di essere pronti per tornare a casa. La sintesi di Mazzarri: «Scordiamoci Udine, ma dobbiamo giocare con lo stesso spirito». Se l’Inter stasera dovesse segnare due gol, arriverebbe a quota 29 in 12 giornate, e questo consentirebbe di eguagliare quanto fatto da altre due Inter morattiane, quella di Ronaldo (1997-1998) e quella di Eto’o- Milito (2009-2010). Non male, come bilancio, per una squadra che ha sempre avuto a disposizione un solo attaccante (Palacio), che ha perso Milito per infortunio e ora Icardi e con Belfodil in fase di ambientamento. «Io penso alle due fasi; mi piace che la squadra faccia gol, ma anche che non li prenda. Per fare tanti gol, bisogna anche stare attenti di non concedere agli altri di farli. Magari ci manca qualche punto in classifica, ma siamo contenti di quanto abbiamo fatto finora».

Anche Mazzarri aspetta di capire quali saranno le strategie dell’Inter all’indonesiana. Per ora gli sono arrivati sinceri elogi da parte di Thohir: «Fanno molto piacere. E mi aveva fatto piacere anche quando aveva parlato del gioco; se si vuol pensare di progredire e vincere nel più breve tempo possibile, bisogna pensare a dare identità, anima, idee alla squadra. Quando ci incontreremo gli dirò, con grande serenità, tutto quello che penso. Le linee programmatiche le traccia la società, io dirò quello che penso. La proprietà stessa sa che non si può prescindere dal budget e lo so anch’io. Quandosi parla di giocatori da prendere in un ruolo, sono abituato a metterne otto in lista e spesso in passato mi è stato preso l’ottavo. Io poi cerco di far valere i giocatori che mi vengono messi a disposizione». L’aria che tira (prendere l’Inter per arrivare al bilancio in attivo) è che Mazzarri dovrà adattarsi anche con il nono della lista. Di Moratti (128 acquisti) ce n’è uno.