- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
L’orientamento è chiaro: ripartire con (e da) Andrea Stramaccioni; offrire al tecnico, promosso in prima squadra il 26 marzo 2012, una seconda opportunità. È quello che pensa Massimo Moratti, che ha visto nell’ex giovane allenatore dell’Inter un uomo di talento, con buone idee e molta passione, e che non vuole rinunciare a lui, nel momento in cui si dovrà completare il rinnovamento totale della squadra. È la fine definitiva di un ciclo, quello che ha portato la squadra dalla Coppa Italia2005 al titolo mondiale 2010 (con l’appendice della vittoria di Coppa del 2011, con Leonardo in panchina), è l’inizio diun’altra stagione, un passaggio di consegne traumatico, ma non più differibile.
Per rendere credibile questo tipo di progetto, che al momento non scalda i tifosi, ma che ha una sua logica, è necessario che l’Inter riesca a ritrovare la forza fisica e nervosa per cambiare registro e riprendere a camminare, partendo dalla partita di oggi alle 12.30 con il Parma, che all’andata aveva vinto con un gol di Sansone (29 novembre), e che si concluderàil 19 maggio a San Siro con l’Udinese.
Procedere con il rendimento delle ultimetre partite (sconfitte con Atalanta e Cagliari in campionato, più la Roma in Coppa Italia) significherebbe rendere più complicato un passaggio che già non è agevole. Stramaccioni ha capito bene qual è lo stato dell’arte. E che la fiducia più volte ribaditagli dal presidente anche in queste ore non va considerata una specie di assicurazione a vita sulla carriera. Sa di dover dimostrare di avere ancora in mano quello che resta della squadra in una stagione infinita, partita da Spalato il 2 agosto: «La cosa più importante ora è fare risultato con il Parma. È questo il messaggio che tutti insieme vogliamo dare. Veniamo da tre sconfitte; non mi interessano le analisi pubbliche; mi interessa chiudere bene il campionato. Da fuori è normale che si vada alla ricerca dei colpevoli, ma in questa stagione ci sono stati due momenti diversi. Lo staff, il preparatore e l’allenatore erano gli stessi quando le cose andavano bene. A gennaio, però, ci sono stati infortuni che ci hanno condizionato, anche a livello tattico. È certo che ci sono anche colpe nostre, ma ripeterò fino alla noia che l’Inter, quando èstata quasi al completo, ha saputo battere tutti ed è stata l’unica squadra che ha sconfitto le prime quattro. Ora siamo inun’emergenza enorme e tutte le assenze sono in un reparto, quello offensivo, in cui è difficile porre rimedio. I bilanci li faranno il presidente e le persone di cui si fida. Noi dobbiamo battere il Parma e guadagnarci una settimana di tranquillità».
Con scelte ridotte all’osso, anche se dall’emergenza, mercoledì con la Roma, è sbucato a sorpresa Jonathan, che ha giocato una partita ad altezza-Inter, segnando un grande gol. Stramaccioni ha insistito: «Il presidente ha sempre difeso me e i giocatori; i dirigenti sono sempre ad Appiano. Nessuno si è sentito solo. È giusto che io ci metta la faccia; non ero lo Special Two dopo Inter-Napoli a dicembre e non sono scarsissimo ora. Credo che il presidente abbia le idee chiare e dopo Inter-Udinese saprete. Il denominatore comune fra me e lui è la voglia di riportare in alto l’Inter, non ci si riesce da due stagioni, ma percepisco la sua voglia ogni volta che parliamo». E che porterà a un altro acquisto pesante. Prima c’è il Parma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA