Dal Corriere della Serail commento sulla gara di questa sera tra Napoli e Inter, sfida importante per uscire dal momento deludente: "Deluse, in ritardo, alla disperata ricerca di una scintilla che accenda la rimonta. Napoli e Inter si incrociano stanotte al San Paolo e si scoprono simili: avrebbero voluto esserlo nella corsa alla gloria, lo sono nella fatica di trovare ancora una dimensione, settimi i sarriani a meno 8 dalla Juve, ottavi i nerazzurri 4 punti più sotto. Anche per questo viene naturale pensare a una partita spareggio: chi vince resta agganciato al campionato con i suoi premi più importanti, chi perde si prepari ad accontentarsi delle briciole.
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CorSera – Napoli-Inter, sfida tra due squadre che si scoprono simili. Per entrambe è tempo…
Tra Napoli e Inter chi si ferma abbandona tutti i sogni di gloria Sarri non parla Pioli invece prova a sdrammatizzare
L’ipotesi del bivio ha molto senso, ma non ditelo agli allenatori. Stefano Pioli, secondo carattere, nega convinto: «È una partita importante per entrambe, ma non è l’ultimo treno». Maurizio Sarri, fedele all’incomprensibile abitudine di non parlare nelle vigilie di campionato, tace, ma è presumibile che la pensi allo stesso modo. Comunque sia, ormai alla 15ª tappa, è tempo per entrambe di darsi un pizzicotto, svegliarsi e chiedersi dove vogliono andare davvero.
Il momento psicologico sembra migliore per l’Inter. Con Pioli in campionato ha pareggiato il derby e battuto la Fiorentina, segnato 6 gol, creato tanto e trovato una bella verve offensiva. La squadra subisce ancora troppo in fase difensiva ed è poco equilibrata, e Pioli si augura che impari «a prendere più fiducia e leggere i momenti delle partite». Il tecnico è però convinto di avere «giocatori di qualità che ci faranno crescere» e sa che la squadra con le grandi ha sempre fatto bene pure nell’era De Boer, fondando semmai i suoi problemi con le medio piccole della serie A. Il cosiddetto approccio, insomma, stasera dovrebbe essere garantito, e probabilmente con lo stesso undici che ha steso la Fiorentina.
Il Napoli — stretto fra due fuochi, atteso com’è dall’appuntamento ancora più decisivo in Champions martedì col Benfica a Lisbona — è invece in una preoccupante fase involutiva: l’1-1 casalingo col Sassuolo è stato l’ennesimo stop nel proprio stadio, dove non vince dal 26 ottobre (2-0 all’Empoli), dove serpeggia la sfiducia e dove infatti oggi si annunciano appena 30 mila presenti. Il gioco bello e efficace è scomparso: al suo posto solo manovra a strappi, difesa traballante (6 gol subiti in più rispetto a un anno fa) e incertezze sparse alimentate anche dallo scetticismo palese del presidente De Laurentiis nei confronti di Sarri. Il quale, con Mertens squalificato, riproporrà Gabbiadini centravanti con Callejon e Insigne: i tre insieme hanno segnato un gol meno di Icardi. Dato inquietante, al quale può fare da contrappeso il fondamentale rientro di Albiol in difesa.
Lo spagnolo si incrocerà spesso con Mauro Icardi, l’hombre della partita già prima di giocarla. In estate stava per passare al Napoli. È rimasto invece all’Inter, così forte e produttivo da far dire a Pioli che «sta dimostrando di essere uno dei migliori centravanti al mondo: è giovane, può migliorare, è un grande professionista, un lavoratore, un esempio per i suoi compagni». In attesa di un Messi nerazzurro di cui si parla ma che il tecnico derubrica come «sogno bello ma pericoloso, non pensiamo a cose non aderenti alla nostra realtà», è naturalmente Maurito l’uomo su cui l’Inter si appoggia per sollevare il Napoli, gettarlo nell’abisso, ripartire e assecondare così le ambizioni di Suning che, Pioli dixit, «sono grandi e significano voler riportare il club ai fasti del passato». Lo stesso Icardi è invece l’uomo che il Napoli non vorrà rimpiangere nemmeno un attimo stasera, dimostrando di potere contare sui propri mezzi per spingere giù l’Inter e staccarla forse definitivamente. Come sempre nel calcio, insomma, tutto ruoterà intorno al bomber: sull’ultimo treno, o come vogliamo chiamarlo, deciderà lui stanotte chi sale e chi no".
(Fonte: Alessandro Pasini, Corriere della Sera 02/12/16)
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