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CorSera – Nasce un’Inter come quella del 1989. Thohir ha capito una cosa

Oggi Geoffrey Kondogbia vivrà la sua prima giornata da interista. Visite mediche, coordinate dal dottor Volpi, poi una veloce esplorazione del pianeta nerazzurro. È presto per sbilanciarsi e il fatto di aver vinto il derby di mercato con il...

Francesco Parrone

Oggi Geoffrey Kondogbia vivrà la sua prima giornata da interista. Visite mediche, coordinate dal dottor Volpi, poi una veloce esplorazione del pianeta nerazzurro. È presto per sbilanciarsi e il fatto di aver vinto il derby di mercato con il Milan sul francese non è garanzia di successo sul campo. Però sta nascendo una squadra in linea con quanto aveva prospettato Mancini, anche nelle giornate più difficili dell’ultima stagione: solida, potente, moderna, che sta cercando di colmare il gap nei confronti di Juve, Roma, Lazio e non solo. Si annuncia una rifondazione in linea con quella del 1988 (gli arrivi di Berti, Bianchi, Matthaeus, Brehme e Madjer) o un cambio di scenario deciso come nel 2009, quando la squadra, reduce dallo scudetto, era stata stravolta per conquistare l’Europa con Eto’o (per Ibrahimovic), Milito, Thiago Motta, Lucio e Sneijder. Come si usava ai vecchi tempi, la fase di ricostruzione è partita dalla difesa, con l’acquisto (già a gennaio) di Jeison Murillo, colombiano, preso dal Granada e quello, freschissimo, di Miranda, brasiliano, acquistato dall’Atletico Madrid, con una formula interessante per il bilancio: nei primi due anni, costerà 3 milioni complessivi di prestito, poi un riscatto da 9,5 milioni. L’ingaggio è intorno ai 5,5 milioni lordi. Murillo ha 23 anni, compiuti il 27 maggio; Miranda ne farà 31 a settembre. Una coppia centrale, ora impegnata in Coppa America, che dovrebbe rappresentare una base interessante per non ripetere gli errori dell’ultima stagione.

Con Handanovic che sta per rinnovare e l’arrivo della coppia Murillo-Miranda, l’Inter ha deciso di continuare a lavorare su quella che il francesi chiamano «l’asse» e in questo senso il club, sollecitato da Mancini, che deve aver adottato il metodo-Suazo (estate 2007), ha puntato tutto su Kondogbia, che è giovane, ma che è già nel pieno della maturità. Rispetto a Yaya Touré, ha dieci anni di meno e questo può compensare la minor esperienza del francese rispetto all’ivoriano e l’ingente investimento, che però può essere ammortizzato nel tempo. Ora l’Inter può cercare un altro centrocampista e due esterni. Al momento, la squadra potrebbe giocare con un 4-2-3-1 e con questi uomini: Handanovic; D’Ambrosio e Nagatomo esterni con Murillo e Miranda centrali; Kondogbia-Brozovic/Medel dietro a una linea a tre composta da Palacio-Hernanes-Shaqiri, con Icardi attaccante. L’Inter sta cercando anche di sfruttare due punti di forza: 1. la certezza tecnica rappresentata da Mancini, nella gestione del gruppo, ma anche per quanto rappresenta nei confronti dei nuovi giocatori; 2. la mancata partecipazione all’Europa League può trasformarsi in un vantaggio, visto che la squadra potrà concentrarsi su campionato e Coppa Italia, senza viaggiare troppo e potendo allenarsi bene per tutta la settimana. 

Adesso la società dovrà cercare di lavorare al meglio nelle uscite, perché, viste le norme legate al fair play finanziario, diventerà importante riequilibrare in parte le spese. Di giocatori che possono essere ceduti ce ne sono molti; il problema è evitare le svendite. Ma al di là di tutto servono idee chiare, come per gli acquisti: se Kovacic e Guarin, dopo attenta analisi, non sono più ritenuti funzionali al progetto, ha un senso la loro cessione. Thohir ha capito che soltanto investendo si può andare lontano, ma per l’Inter c’è un traguardo obbligato: il ritorno in Champions League. Per non finire rovinati. In tutti i sensi.