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CorSera – Per la prima di Thohir a San Siro sfila in campo la storia dell’Inter

Domenica 1° dicembre 2013: vista dalla parte dell’Inter (contro la Sampdoria di Mihajlovic), è quella che si definisceuna domenica particolare. Il motivo principale non è legato all’orario diurno (una rarità), ma all’esordio assoluto di...

Francesco Parrone

Domenica 1° dicembre 2013: vista dalla parte dell’Inter (contro la Sampdoria di Mihajlovic), è quella che si definisceuna domenica particolare. Il motivo principale non è legato all’orario diurno (una rarità), ma all’esordio assoluto di Erick Thohir a San Siro, 16 giorni dopo essere diventato presidente. Ieri sera si è (ri)presentato ad Appiano (per la terza volta), raggiunto più tardi da Moratti (successione nella continuità), che oggi sarà in tribuna, sempre per un gesto di cortesia verso il nuovo azionista di maggioranza, e forse ricorderà con un po’ di nostalgia la sua prima volta da Presidente: 15 aprile 1995, 3-1 nel derby, gol di Seno, Jonk, Stroppa e Berti. Thohir ha lasciato anche un videomessaggio attraverso Inter channel: «Uniti per l’Inter con tutta la nostra passione. Forza Inter».

Dopo due giorni trascorsi a far di conto, Thohir ha voluto che la giornata del suo esordio coincidesse con un richiamoalla tradizione e alla storia nerazzurra e per questo ha voluto invitare tutti quelli che hanno giocato nell’Inter anche una sola volta. Sono più di 50 gli ex che hanno raccolto l’invito del presidente e ce n’è per tutti i gusti: da Bergomi (756 presenze) a Marco Monti (una presenza); da Aurelio Milani, il centravanti della prima Inter campione d’Europa, 79 anni a Dejan Stankovic, 35 anni. A tutti Thohir consegnerà prima una maglia nerazzurra personalizzata, poi li applaudirà, mentre sfileranno a San Siro, con le immagini delle partite del passato proiettate sul grande schermo dello stadio e i loro nomi sui pannelli intorno al prato.

Le occasioni solenni non piacciono agli dei del calcio; lo dice la Storia, lo dicono le storie ed è per questo che Mazzarri ha cercato in tutti i modi di separare i destini della squadra da quelli del resto del mondo nerazzurro. Se avesse potuto, avrebbe ripetuto le parole di Gaber: «C’è un’aria/un’aria/ che manca l’aria». Per dire che i pericoli sono tanti. Invece ha scelto una sintesi efficace: «Iniziative come quelle di oggi sono positive, perché creano una bella sinergia con il pubblico, ma alla fine conta quello che facciamo sul campo. Io e i giocatori dovremo stare attenti a non farci distrarre da quella che non so se chiamare festa, anche perché riflettendo su quello che è stato il nostro cammino fin qui, si vede che abbiamo fatto più o meno sempre bene; poi, per leggerezza, per ingenuità, per non essere stati attenti e concentrati per 95’ a ogni gara, abbiamo perso punti per strada. Oggi sarebbe sbagliatissimo non tenere conto di tutte queste cose, perché quando parlo di crescita, bisogna crescere davvero. Rispetto all’1-1 di Bologna, occorre togliere quello che di negativo abbiamo fatto, per non gettare al vento altri punti; la Sampdoria è una signora squadra, domenica avrebbe meritato di vincere con la Lazio. Non dobbiamo distrarci e non sarà facile».

Ad aggiungere solennità al pomeriggio, esiste la possibilità che Javier Zanetti torni titolare, dopo i dieci minuti giocati contro il Livorno (9 novembre): Nagatomo è k.o. e il capitano dovrebbe aver vinto il ballottaggio con Pereira, che aveva giocato a Bologna. Il tutto a 40 anni, quattro mesi e 21 giorni e a sette mesi e tre giorni dall’infortunio di Palermo (rottura del tendine d’Achille, 28 aprile). Di lui parleranno (e a lungo) anche in Indonesia. Più dei twitter e dei tatuaggi del convalescente Icardi.