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In attesa che la rivoluzione commerciale di Erick Thohir e della sua squadra di governo sbarchi sulla Luna, stasera l’Inter si riaffaccia a Livorno, nello stadio intitolato ad Armando Picchi (Livorno 1935-Sanremo 1971), il capitano che aveva vinto tutto in nerazzurro. L’ultima apparizione risale al 1° novembre 2009, con Mourinho in panchina, gol di Milito e Maicon, interisti che procedevano al ritmo della Juve di oggi e che tre giorni dopo (4 novembre) sarebbero andati a vincere a Kiev in rimonta (da 0-1 a 2-1 con la Dinamo) e in condizioni estreme. La partita di andata (2-0) è stata anche l’ultima con Massimo Moratti presidente non onorario, 9 novembre, sei giorni prima del passaggio di proprietà, che va ancora completato attraverso il versamento del denaro che consenta di liberare le garanzie personali dei Moratti. Le agenzie di rating hanno giudicato in maniera positiva il piano presentato da Thohir venerdì ed è in arrivo il prestito da 200 milioni di euro, che consentirà anche gli investimenti necessari per il potenziamento della squadra. Nel frattempo, l’Inter proverà a vedere se è ancora capace di vincere, dopo aver raccolto un punto in due partite in casa: sconfitta con l’Atalanta, pareggio senza gol con l’Udinese. I nerazzurri si presentano a Livorno da quinti in classifica; la Fiorentina, quarta, è avanti di quattro punti; il Parma è staccato di uno (ma deve recuperare mercoledì la partita con la Roma), l’Atalanta di due, la Lazio di tre. Il Livorno, terz’ultimo in classifica e reduce da due gare modeste con Torino e Atalanta («non sono rimasto contento io e non sono stati contenti i giocatori», ha detto Di Carlo), ha urgente bisogno di punti e si affida a quattro giovani interisti (Bardi, Mbaye, Benassi e Belfodil).
La necessità di riprendere il discorso interrotto a Verona (2-0, 15 marzo) sembra aver indotto Mazzarri a ripartire dal sistema di gioco del secondo tempo della partita con l’Udinese: più un 3-4-2-1 che il tradizionale 3-5-2. In questo caso, andrà in panchina Guarin e in campo Alvarez (sulla linea di Palacio, alle spalle di Icardi), con Hernanes-Cambiasso centrali in mezzo al campo. Mazzarri confida nell’Inter e pure nelle stelle, che recentemente hanno guardato da altre parti: «Nell’incontro di venerdì con il presidente e i dirigenti ho avuto la conferma che c’è grande sintonia fra di noi; ci sono state convergenze di opinioni su tutti i punti. Io non penso mai al mio futuro e mi stimolo da solo, perché quando accetto un mandato, considero la società anche mia; semmai le parole del presidente mi aiutano a motivare tutti gli altri. Confermo che questo non è tempo di bilanci, perché mancano ancora otto partite, che saranno determinanti e lo dico da sempre; ho abbastanza esperienza per sapere che cosa può succedere in un finale di campionato. Mi arrabbio quando ci vengono a mancare i punti, come nelle ultime due partite. Spero che cambi il vento e che si inverta questa tendenza per cui non riusciamo a fare gol. I rigori? La gente vede le cose, a fine anno commenteremo tutto. Se il presidente ha detto che non sa se ridere o piangere è perché sa quello che dice».
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