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CorSera – Settebello Inter, ferocia mai vista. L’ultima volta a 10 punti…

Sette gol al Sassuolo, sette gol in trasferta e in una volta sola in campionato, quelli che l’Inter non aveva mai fatto dal 1929-1930, l’anno della nascita del girone unico, hanno chiuso una settimana speciale per i nerazzurri. Forse, in altre...

Francesco Parrone

Sette gol al Sassuolo, sette gol in trasferta e in una volta sola in campionato, quelli che l’Inter non aveva mai fatto dal 1929-1930, l’anno della nascita del girone unico, hanno chiuso una settimana speciale per i nerazzurri. Forse, in altre condizioni, la squadra di Mazzarri si sarebbe fermata sul 5-0 debolezza dell’avversario, che dopo otto minuti (rete di Palacio) era già fuori dalla partita, una situazione particolare non poteva che dar vita ad un risultato clamoroso. Ha pesato sulla gara il fattore M: Moratti in tribuna, attento e curioso, con la voglia di capire quanto vale questa Inter, visto che il presidente è ancora lui, in attesa dell’arrivo di Thohir e dei suoi compagni di avventura indonesiani; Mazzarri davanti alla panchina, pronto a verificare se tutto quanto aveva predicato in settimana dopo l’1-1 alla Juve era stato assimilato; Milito in campo (8’ s.t.), prima partita ufficiale dopo il gravissimo infortunio del 14 febbraio (a San Siro contro il Cluj), nel quale si era rotto il legamento collaterale, il crociato anteriore e la capsula del ginocchio sinistro.

E a uno che torna dopo 7 mesi di duro lavoro per ripartire, non si poteva chiedere di fermarsi. È stato il Principe a firmare il quinto (assist di Alvarez) e settimo gol (assist di Guarin), dopo aver offerto a Cambiasso il pallone del sesto. A quel punto, la partita era già risolta perché l’Inter l’ha aggredita con una ferocia che negli ultimi due anni non si era mai vista e che ha dato origine al primo gol. Quello che ha operato il break dopo otto minuti e ha fatto capire che per l’Inter sarebbe stata una domenica da ricordare: Juan Jesus ha recuperato palla, l’ha offerta a Nagatomo che si è lanciato sulla corsia di sinistra e l’ha messa in mezzo, dove Palacio non ha perso l’occasione per mettere la firma sul terzo gol in campionato, dopo quelli a Genoa e Catania. Una volta in vantaggio, l’Inter, invece di rallentare, ha continuato a correre, a pressare e ad attaccare con un’intensità che ha messo definitivamente al tappeto il Sassuolo.

Già costretto a vedersela con un avversario di forza molto superiore, la squadra di Di Francesco ha perso la bussola: il sistema di gioco (4-3-3) era troppo rischioso per resistere alla forza d’urto interista, ma i giocatori hanno sbagliato tutto quanto era possibile sbagliare, lasciando in più spazi enormi a un avversario che non chiedeva niente di meglio. E così sono arrivate la rete di Taider (respinta di Pomini su Palacio), l’autogol di testa di Pucino (su pressione di Taider) e, a inizio ripresa, la rete di Alvarez (ancora tiro di Palacio non trattenuto da Pomini).

Al di là della debolezza del Sassuolo, che molto avrà deluso l’azionista di riferimento del club, Sergio Squinzi, presente in tribuna, lui che non ha mai nascosto la sua fede milanista, si è vista una squadra, l’Inter, organizzata e puntuale nei movimenti, nei tagli, nelle catene di gioco, nella costruzione delle azioni, con notevoli progressi rispetto al 3-0 di Catania. Si sono viste la qualità del lavoro di Mazzarri (e del suo staff), la sua capacità di insegnare calcio, di trasformare un gruppo in una squadra, ma anche la sua forza di persuasione nei confronti di giocatori che hanno ritrovato la voglia di sacrificarsi pur di arrivare in alto.

Non è il Sassuolo che può dire dove arriverà l’Inter, ma sette gol non si segnano mai per caso, se non ci sono attenzione, concentrazione, entusiasmo. E i dieci punti nelle prime quattro partite, come non succedeva dal 2010 (Benitez in panchina), rappresentano una base interessante per affrontare Fiorentina (giovedì), Cagliari (in trasferta) e Roma (a San Siro). A rovinare la giornata, hanno provveduto i vergognosi cori anti-Napoli da parte di una parte degli ultrà, che occupavano una delle due curve del Mapei Stadium di Reggio. Già costretta a giocare con la curva Nord deserta contro la Fiorentina, l’Inter rischia un’altra pesante sanzione (porte chiuse), in base alle nuove norme. Non sarebbe ora di finirla?