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Che cosa si fa il giorno dopo aver firmato un pre-accordo per cedere la maggioranza dell’Inter ad un magnate indonesiano? Si va in ufficio, naturalmente, e si pensa all’Inter, perché, alla fine, in Italia o in Indonesia, quello che conta sono i risultati. Massimo Moratti, dopo la due giorni parigina, che ha messo le basi (e non solo) per cambiare la storia nerazzurra, affidando il futuro a Erick Thohir e ai suoi uomini, ha dettato la linea, attraverso il sito interista: «In tutti questi giorni ho avuto la sensazione che il calcio giocato cedesse il posto all’attenzione cresciuta attorno alle vicende della società, che come ho già detto, si stanno sviluppando con un percorso di conoscenza reciproca. L’Inter è la squadra che affronterà il Sassuolo, carico di entusiasmo, fresco di serie A. Un avversario temibile perché nel calcio non c’è una classifica già scritta e molte volte la carica emotiva fa tanto nelle partite».
Oggi il presidente è atteso ad Appiano, per assistere alla rifinitura; domani c’è aria di sorpresona, con la sua presenza a Reggio Emilia, per la gara con il Sassuolo, per vedere e capire lo stato di salute della squadra. Non ci sono scadenze prefissate per la prossima settimana; l’operazione legata al cambio di proprietà procede nei tempi previsti, con alcune questioni (non secondarie) ancora da definire. Resta da capire quelli che potranno essere i programmi di Thohir. Di certo Moratti avrà non solo un posto in consiglio, ma anche un ruolo fondamentale nei prossimi mesi, e non soltanto per vigilare sul futuro del club. E questo a garanzia non solo dei tifosi, ma della storia interista, che la famiglia Moratti ha vissuto da protagonista per 33 anni (poco meno di un terzo). Gli accordi prevedono un disimpegno del presidente nel giro di 18-24 mesi (attraverso una serie di aumenti di capitale che non dovrebbero essere sottoscritti), ma in questo periodo, che è molto lungo, tutto può sempre accadere. E per ora, quello di Moratti, sarà un passo laterale e non un passo indietro.
Thohir viene dall’Indonesia, un Paese enorme (18.000 isole), con una superficie quadrupla rispetto a quella della Francia, con 240 milioni di abitanti, con un’economia in costante crescita, però non appare come il nuovo Abramovich e nemmeno come Nasser Ghanim Al-Khelaïfi, che ha cambiato faccia al Paris St. Germain, con investimenti illimitati. Thohir punta al pareggio di bilancio, investendo (con moderazione) su giovani talenti. Fin qui ha spiegato di volersi ispirare al modello-Arsenal, un club che ha un ottimo bilancio, ma che non vince la Premier League dal 2003-2004; al mercato di gennaio, potrebbe procedere ai primi investimenti nerazzurri (l’aumento di capitale per coprire il passivo dell’ultima stagione è già stato sottoscritto da Moratti da tre mesi), sempreché la squadra ne abbia necessità e ci siano le opportunità per acquistare buoni giocatori.
Nei primi mesi, l’obiettivo sarà quello di aumentare i ricavi, puntando sul brand (cioè il marchio), da esportare in mercati fin qui inesplorati, ma che conserva un grande appeal, come si è capito durante la tournée in Indonesia del maggio 2012 (la genesi di tutta l’operazione). A giugno 2014, si misurerà la forza economico-finanziaria di Thohir. Moratti si era presentato sognando Cantona e portando a Milano Zanetti e Ince (1995), prima di arrivare a Ronaldo (1997). Ma di Moratti ce n’è uno.
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