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Adesso si fa sul serio. Gennaio è già un mese decisivo per orientare stagione e campionato. In sintesi: non c’è più tempo per gli errori. Per questo servono tutti, soprattutto i campioni che sono stati costretti a vivere da spettatori il finale del 2013.Si riparte da Juve-Roma (domenica), prima contro seconda, divise da 5 punti. Conte è pronto a rimettere in campo la Juve con Andrea Pirlo, il regista che si era fermato il 1° dicembre al 15’ del primo tempo di Juve-Udinese; è guarito dalla lesione al legamento collaterale mediale del ginocchio destro; sarà un caso, ma senza di lui, la Juve è uscita dalla Champions League, perdendo contro il Galatasaray.
Per essere in campo domenica, Pirlo ha anticipato i compagni e si è allenato da solo, perché nulla succede per caso e non si vince tutto in carriera soltanto per le doti naturali. Pirlo riparte dai 3 gol segnati, il più spettacolare su punizione contro il Napoli (10 novembre) e dalla capacità di modellare la Juve a sua immagine e somiglianza. Senza di lui, la squadra gira bene (in Italia), ma è il gioco che è diverso: più corsa, meno spettacolo. Tutto lascia pensare che domenica dall’altra parte ci sarà Francesco Totti. Anni 37 compiuti il 27 settembre, 3 gol anche lui (10 presenze) come Pirlo, ha fatto a tempo a rientrare contro il Catania (22 dicembre), dopo essersi infortunato contro il Napoli (29’ p.t., 18 ottobre), per una lesione miotendinea e muscolare nella parte posteriore della coscia destra.
Da ieri tutta la Roma è al lavoro (sotto la pioggia) e la sosta può consentire a Totti, uno dei 13 cannonieri di Rudi Garcia, di recuperare brillantezza e di essere pronto per la partita che lui, anche nel ricordo dei tempi andati, sente in un modo speciale. Con Totti in campo, la Roma ha sempre vinto; senza di lui ha pareggiato 5 volte. Il Milan è tornato ad allenarsi ieri e Allegri sa di poter contare su Giampaolo Pazzini: dopo i 15 gol fondamentali per andare ai preliminari di Champions League nel 2012-13, è riuscito a giocare la prima partita di questo campionato soltanto il 22 dicembre (7 minuti) nel finale del derby, ma adesso è recuperato, dopo l’operazione al ginocchio destro che lo ha tenuto fuori per sei mesi. E per le sue caratteristiche offre ad Allegri una carta in più in attacco.
Il più atteso in questo 2014 resta Diego Alberto Milito. Il suo 2013 è stato un calvario: ha collezionato soltanto 6 presenze (2 da titolare); ha segnato 3 gol (uno al Chievo, 10 febbraio e due al Sassuolo, 22 settembre); si è infortunato in modo gravissimo il 14 febbraio (lesione del legamento collaterale, del legamento crociato anteriore e della capsula del ginocchio sinistro); è tornato in campo il 14 settembre con la Primavera; il 22 settembre ha giocato contro il Sassuolo, poi contro Cagliari e Roma, sempre partendo dalla panchina; a ottobre si è infortunato in allenamento (stiramento al retto femorale della gamba sinistra).
Ora è stufo di aspettare: «Non ne posso più di allenarmi da solo». Mazzarri conta di riportarlo subito fra i convocati; di certo l’assenza di Milito ha condizionato le scelte del tecnico, che sperava di averlo a disposizione per affiancarlo a Palacio. Con lui per l’Inter sarebbe stato un altro campionato, anche se manca la controprova. Sarebbe stato diverso anche il campionato della Fiorentina, se il 15 settembre non si fosse infortunato al ginocchio destro (lesione al legamento collaterale mediale) Mario Gomez. Giuseppe Rossi ha avuto un rendimento straordinario (14 gol), ma la presenza del tedesco avrebbe consentito ai viola di segnare di più e con meno fatica collettiva. Si pensava che potesse tornare già domenica contro il Livorno, ma Gomez aspetta ancora il via libera dai medici per ricominciare ad allenarsi con i compagni. Tornare in gruppo, per tornare in squadra.
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