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CorSera – Strama ci sa fare, Moratti non sbagliava. Chiese Thereau, ebbe Rocchi

A vedere l’Udinese al terzo posto in classifica, alle spalle di Juve e Roma, forse bisogna dare ragione a Massimo Moratti. Era stato lui, nelle vesti di proprietario e presidente dell’Inter, ad affidare ad Andrea Stramaccioni la panchina...

Francesco Parrone

A vedere l’Udinese al terzo posto in classifica, alle spalle di Juve e Roma, forse bisogna dare ragione a Massimo Moratti. Era stato lui, nelle vesti di proprietario e presidente dell’Inter, ad affidare ad Andrea Stramaccioni la panchina nerazzurra: lunedì 26 marzo 2012 il tecnico romano (quartiere San Giovanni) subentrava a Claudio Ranieri. Sembrava che la carriera del giovane allenatore, promosso dalla Primavera alla prima squadra, fosse in discesa. Ma al termine del campionato successivo, 19 maggio 2013, era arrivato l’esonero dopo un nono posto a 33 punti dalla Juve. «Sono convinto delle sue qualità, diventerà uno dei migliori allenatori italiani. Più che una convinzione, la mia è una certezza. Le ragioni di questo cambio possono anche essere di salvaguardia della sua professionalità», era stato l’incoraggiamento di Moratti.

In estate Stramaccioni è ripartito da Udine, dopo aver studiato Carlo Ancelotti e Pep Guardiola, senza dimenticare Luciano Spalletti, il suo punto di riferimento. Ha girato il mondo per studiare, imparare, apprendere e migliorare. È stato a Los Angeles, da gennaio a marzo, per irrobustire il suo inglese: anche questo fa parte del percorso di crescita professionale per tornare su una panchina di serie A. In un ambiente giovane e innovativo, l’ex allenatore dell’Inter è apparso infatti un uomo più maturo (presto diventerà padre) e consapevole degli errori del passato. In questa nuova avventura ha voluto al suo fianco la passione e le conoscenze di Dejan Stankovic. Un mix che si sta rivelando vincente. La scelta più rivoluzionaria di Strama è stato il passaggio dalla difesa a 3 alla difesa a 4, senza che la squadra ne risentisse in maniera negativa. Decisivo anche il ripensamento di Totò Di Natale, 37 anni a ottobre, che a gennaio aveva annunciato al mondo il suo ritiro. Invece, il capitano è rimasto al Friuli e ha sposato il nuovo progetto. All’Olimpico è partito dalla panchina e Thereau, l’autore del gol vittoria con la Lazio, non lo ha fatto rimpiangere: «Lo volevo all’Inter come vice Milito», ha rivelato Stramaccioni.

Ma a Milano gli avevano regalato Rocchi. Non proprio la stessa cosa. Gli errori del passato insegnano sempre qualcosa ed è meglio non ripeterli. Perché anche con l’Inter era partito forte per poi perdersi, tra infortuni e prestazioni non proprio eccellenti, nella seconda parte di stagione. Continuando così potranno arrivare altre soddisfazioni, come la vittoria dell’Olimpico contro la Lazio, per lui un derby personale. «Una bellissima emozione. Sono romano e questo è lo stadio nel quale sono cresciuto e dove da allenatore avevo sempre perso». Due volte con l’Inter fra maggio e dicembre 2012. Lunedì lo attende l’esame Cassano: ad Appiano nessuno si è mai dimenticato di quel litigio del marzo 2013.