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CorSera – Thohir a Milano fino a venerdì. Dovrà  vedere la Juve e poi…

Pensieri e parole di Walter Mazzarri, sulla strada che porta alla partita con il Catania: contro l’ultima in classifica («libera da ansie», ha ricordato Maran), l’Inter cerca la prima vittoria del 2014. Il 3-0 dell’andata, 1° settembre...

Francesco Parrone

Pensieri e parole di Walter Mazzarri, sulla strada che porta alla partita con il Catania: contro l’ultima in classifica («libera da ansie», ha ricordato Maran), l’Inter cerca la prima vittoria del 2014. Il 3-0 dell’andata, 1° settembre 2013, aveva illuso l’Inter tutta che sarebbe stata una bella stagione, non da primo posto, ma ricca di emozioni. Da metà novembre in poi, derby a parte, non è stato così e l’appuntamento con il successo non è più differibile, in fondo ad una settimana di fortissime turbolenze, chiusa dalla mancata convocazione di Guarin (come previsto), ma con il ritorno nella lista di Icardi, che potrebbe essere un uomo importante, se mai dovesse decidere di fare il calciatore a tempo pieno («la stoffa c’è, il giocatore c’è», ha ricordato l’allenatore).

Le parole di Mazzarri in due atti. Il primo, a «Radio Deejay»: «Dimissioni? Perché? Un comandante che crede nel gruppo e sente di avere la stima di tutti è contento. Se i ragazzi non mi seguissero, potrei pensare alle dimissioni, ma la mia esperienza insegna che con il lavoro e i fatti i ragazzi ti seguono e lo fanno ancora di più all’Inter. Sono qui da sei mesi con giocatori nuovi a cui dovevo dare una logica tattica, ci sono tante cose da fare e per questo serve pazienza». Poi ad Appiano, nel secondo atto, ha fotografato con precisione il momento, nel quale niente sembra andare per il verso giusto: «Il Catania è più forte della sua classifica; noi dobbiamo pensare a svoltare, a fare i punti che ci sono mancati nelle ultime gare. Ora è venuto il momento di raccogliere, senza pensare a quello che è stato. Ho chiesto ai ragazzi di non pensare a niente, solo al nostro calcio; ho chiesto loro di essere tranquilli, ma anche più cinici nell’ultimo passaggio e sotto porta, e spero che gli episodi questa volta ci diano ragione. È importante che si vinca, bisogna cercare i tre punti in tutti i modi».

È stata una settimana di grande lavoro psicologico, per chi è vissuto ad Appiano, dopo la sconfitta di Genova e tutto quanto è accaduto intorno allo scambio mancato Vucinic-Guarin: «Ho voluto essere sicuro del fatto che i ragazzi la pensassero come me; ho parlato al gruppo e a ciascuno di loro, in colloqui singoli. Ho detto: isoliamoci. Ho chiesto se c’era qualcosa che non andava nel lavoro di tutti i giorni; nessuno mi ha manifestato dubbi o perplessità. Ora ci vogliono attenzione e concentrazione, non pensando a nessun’altra cosa che non sia il Catania. I giocatori hanno ancor più voglia di me di riscattarsi. Se riusciamo a vincere oggi, la squadra finirà il campionato alla grande. I test atletici hanno dato ottimi risultati. Ripartiamo, e l’incantesimo si spezzerà».

Ieri non si è visto ad Appiano Moratti; forse ha seguito il consiglio del presidente dell’Aia, Nicchi, che con l’arroganza di sempre, ha risposto alle osservazioni critiche del presidente onorario: «Io parlo solo di arbitri e mi auguro che qualcuno impari presto a guardare in casa sua». Oggi in tribuna a San Siro ci sarà Erick Thohir, ultima apparizione il 22 dicembre, la domenica del derby vinto con il tacco di Palacio. Resterà a Milano almeno fino a venerdì, per mettere un po’ di ordine in società; chiudere l’incidente con la Juve, riaprendo il dialogo fra le due società; decidere se e come muoversi concretamente sul mercato, prossimo a chiudere i battenti (31 gennaio alle 23). Mazzarri ha riconosciuto che «la sua presenza è positiva per tutto l’ambiente, ma i contatti ci sono sempre stati, anche in questo mese». La partita di oggi orienterà in tutti i sensi gli umori di Thohir. E anche quelli del pubblico, che Mazzarri ha definito «attento, partecipe e competente». E anche molto esigente. Per definizione.