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«Io e i miei soci porteremo la nostra esperienza e siamo convinti che il bacino dell’Asia, dove ci sono oltre 2,5 miliardi di persone, ci darà grandi opportunità». Chissà se davvero l’Inter riuscirà a conquistare il «Nuovo mondo». Al di là dell’Oceano Indiano correre dietro a un pallone rotondo non è esattamente una tradizione. L’ultima Coppa del Mondo giocata dall’Indonesia risale al 1938 (per la cronaca perse 6-0 con l’Ungheria) e la nazionale non è mai andata oltre il primo turno nella Coppa d’Asia. Non sarà mica un caso se a casa propria Erick Thohir ha puntato tutto sul basket. E che al calcio ci sia arrivato dopo, rilevando il Persib Bandung, il più blasonato club del malmesso campionato indonesiano, nato appena due anni fa dopo cinque tentativi di organizzazione. A cui si è poi aggiunto l’azzardo del D.C. United di Washington, che ha chiuso l’ultimo campionato in fondo alla classifica.
Adesso l’asticella è molto più alta. Certo, il giovane volenteroso indonesiano ha in mano una merce preziosa. Il marchio dell’Inter è forse uno dei più famosi al mondo. Ma anche quella scritta «Pirelli» sulle maglie può essere un bel passepartout. In Asia lo sponsor del club è arcinoto. Anche grazie al traino della Formula 1. Con Thohir (padre) Marco Tronchetti Provera sta costruendo una nuova fabbrica di pneumatici per moto. E via Tronchetti, Erick è arrivato a Massimo Moratti. A portarcelo è stato Luigi Gastel, plenipotenziario del gruppo milanese a Giacarta, sfruttando l’onda della fortunata tournée dell’Inter in Indonesia nel 2012. Una formula che sta funzionando. Tra i 250 milioni di abitanti del Paese gli appassionati sono ancora pochi, ma il tour dei LA Galaxy con David Beckham, quello della scorsa estate dei team inglesi, dal Chelsea all’Arsenal al Liverpool, e quelle in arrivo (la As Roma aveva in programma una trasferta proprio in questi giorni, rinviata dopo l’infortunio di Francesco Totti) qualcosa inizia a muoversi. Intanto dai 7-8 mila posti, i nuovi stadi sono passati a 30-40 mila.
Addirittura la federazione indonesiana aveva avanzato, timidamente, la candidatura per i Mondiali del 2022, caduta subito per l’assenza del sostegno del governo di Giacarta. Dall’esperienza americana, più nel basket che nel calcio si spera, Thohir certamente qualcosa deve aver imparato sulla gestione dei club e sullo sport-business. Moratti ha assicurato che ha idee e voglia di fare. Il neopresidente dell’Inter ha preferito invece sottolineare «la nostra pazienza ma anche la nostra competenza commerciale» su cui farà leva la nuova gestione. Ma prima dei 2,5 miliardi di potenziali tifosi asiatici, ci sono gli 8 milioni di supporter italiani. È il «cuscinetto» su cui gli indonesiani appoggeranno la loro strategia, partendo possibilmente dal nuovo stadio, di cui oggi Thohir parlerà con il sindaco di Milano (interista), Giuliano Pisapia.
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