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CorSera – Toni e Palacio, i bomber di squadra. L’argentino rinnova fino al 2016…

Più che un derby per l’Europa League (squadre divise da 4 punti), questo Verona–Inter è una sfida fra attaccanti. Da una parte, Rodrigo Palacio, 32 anni e 12 gol in campionato, che ieri ha ufficialmente prolungato il contratto, per...

Francesco Parrone

Più che un derby per l’Europa League (squadre divise da 4 punti), questo Verona-Inter è una sfida fra attaccanti. Da una parte, Rodrigo Palacio, 32 anni e 12 gol in campionato, che ieri ha ufficialmente prolungato il contratto, per restare nerazzurro fino al 2016. Dall’altra parte, Luca Toni, anni 36, 14 gol tutto compreso con il Verona, ultimo approdo di un carriera iniziata a Modena nel 1994-1995 in C1. Walter Mazzarri, più teso del solito, cerca il sesto risultato utile consecutivo in casa della squadra che ha fermato in rimonta la Juve (da 0-2 a 2-2, 9 febbraio, gol di Toni e JuanitoGomez, dopo la doppietta di Tevez). Nelle ore della vigilia, ha avuto parole al miele per il suo numero 8: «Sta facendo un grande campionato, se guardiamo i chilometri percorsi, Rodrigo è quello che corre di più; questa è la base di tutto, prima pensa alla squadra e poi al gol. Ed è il principio che pagherà».

Anche Toni pensa prima alla squadra e poi al gol, nel senso che la sua presenza al centro del tridente d’attacco di Mandorlini, il libero dello scudetto nerazzurro dei record (58 punti, 1988-1989), è decisiva per far girare tutto il Verona. All’Inter Toni ha segnato in carriera cinque gol con tre maglie diverse: uno con il Palermo a San Siro (18 settembre 2004, 1-1); tre con la Fiorentina (doppietta il 9 settembre 2006 e una rete il 21 gennaio 2007, ma doppia vittoria nerazzurra: 3-2 e 3-1); uno con la Roma. Era sabato 27 marzo 2010, il 2-1 dei giallorossi aveva ridotto il vantaggio interista in classifica a un solo punto e, di fronte al recupero romanista, sembrava che lo scudetto si sarebbe allontanato dalla Milano interista per tornare nella capitale.

L’Inter aveva corteggiato Toni con insistenza nell’estate 2006; i dirigenti della Fiorentina gli avevano imposto il rispetto del contratto, promettendogli che lo avrebbero ceduto (all’estero) nella stagione successiva. Impegno mantenuto e cosìera iniziata l’avventura di Toni al Bayern Monaco: 38 gol in due campionati (titolo di capocannoniere nella Bundesliga nel 2007), un titolo, una Coppa di Germania, una Supercoppa. E una popolarità straripante, tanto che Matze Knop gli aveva dedicato una canzone («Numero uno»), che aveva raggiunto il 34º posto in classifica. Stasera per vedere Toni (e Ranocchia) in tribuna ci sarà anche Cesare Prandelli, giusto per capire se lui può essere una risorsa in più per l’Italia al Mondiale brasiliano, ora che l’attacco azzurro è pieno di incognite.

Mandorlini, che oggi tocca quota 150 panchine con il Verona, non ha dimenticato il suo passato, ma è concentratissimo sul presente, dopo un campionato fin qui magnifico: «Al di là dei ricordi che sono tanti e bellissimi l’Inter di oggi è una squadra in salute, in crescita e con grandi valori. Non sarà facile per noi; dobbiamo fare meglio delle ultime partite, ma giochiamo in casa, dove ci siamo sempre battuti bene. Non sogno di allenare l’Inter; il mio sogno l’ho raggiunto. Era quello di un bambino interista che è riuscito a giocarci. E che con l’Inter ha vinto. Adesso guardo al presente e questo è il Verona». Anche Mazzarri guarda al presente. «Io sono concentrato sul momento, non voglio entrare in tutti gli aspetti che saranno analizzati alla fine della stagione, quando i bilanci saranno reali. A giugno sarò più preciso su tutto: anche il mio futuro sarà oggetto di valutazione con il presidente Thohir». C’è un contratto fino al 2015, ma non c’è fretta, perché non si può sempre pensare a quello che sarà e non a quello che è. Mancano due mesi e 11 partite prima di decidere se e come ripartire insieme. L’Inter e Mazzarri andranno avanti, soltanto se saranno tutti contenti.