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CorSera – Tormento Inter. Mercato senza soldi e 2014 senza vittorie…

Chissà se domani all’Inter torneranno di moda le parole pronunciate da Lothar Matthaeus l’11 novembre 1990, dopo una lite tattica con Trapattoni («dobbiamo giocare aggressivo»; «il pallone è uno, prendilo e vai all’attacco») e il 2-1...

Francesco Parrone

Chissà se domani all’Inter torneranno di moda le parole pronunciate da Lothar Matthaeus l’11 novembre 1990, dopo una lite tattica con Trapattoni («dobbiamo giocare aggressivo»; «il pallone è uno, prendilo e vai all’attacco») e il 2-1 al Parma: «Grande kasino per grande partita». L’unica certezza, al momento, è che è stata fin qui una settimana di «grande kasino». Il resto lo si capirà domani pomeriggio, quando alla presenza del presidente Erick Thohir, atteso a Milano nella mattinata, giusto in tempo per raggiungere San Siro, l’Inter proverà a battere il Catania, per centrare la prima vittoria del 2014. Nell’anno nuovo i nerazzurri hanno giocato quattro partite, Coppa Italia compresa, e ne hanno perse tre (sempre 0-1); hanno raccolto un solo punto (Chievo), segnando appena un gol (sempre al Chievo con Nagatomo). Palacio, 12 reti, Coppa Italia compresa, fino al derby di Natale, ha perso l’ispirazione; il colpo di tacco al Milan gli ha inaridito l’estro. 

Contro il Genoa ha mancato due occasioni, che in altri tempi avrebbe trasformato in gol anche bendato. Il momento è negativo (è a secco da quattro partite, il più lungo digiuno da quando è in nerazzurro), forse capiterà ancora, perché, come ricorda Trapattoni, «il pallone è pieno di aria e ci sono partite in cui va dove vuole lui». Il Catania è ultimo; non ha ancora fatto punti in trasferta; ha il peggior attacco (13 reti) e ha incassato 37 gol, peggior difesa Sassuolo a parte (43). Il caso Vucinic-Guarin ha scatenato una sollevazione popolare di rilievo storico; ha riazzerato i rapporti fra Juve e Inter; ha depresso Mazzarri, che già non era allegro, durante e dopo la partita con il Genoa (comunque c’è di peggio nella vita che allenare l’Inter); ha creato nuove fibrillazioni in società. A mercato chiuso (31 gennaio) e dopo la partita con la Juve (2 febbraio), si vedrà se qualcuno dei tanti direttori che non si capisce bene che cosa dirigano (discorso che vale da anni) avrà il buongusto di fare un passo indietro, anche se per ora nessuno sembra disposto ad ammettere di aver sbagliato qualcosa. Torna la voce sull’arrivo di Sabatini dalla Roma; ma in queste ore Thohir sta ultimando l’analisi dei conti del club, per capire fino a che punto può spendere qualcosa in un gennaio, nel quale aveva programmato di non investire.

Saltato Vucinic, il mercato nerazzurro ha subito uno stop prevedibile (Mariga e Mudingay sono pronti al trasloco, destinazione Chievo e Genoa), anche se ieri il d.s. Ausilio ha avuto un lungo incontro a Milano con Marcelo Simonian, il manager di Alvarez si è parlato di contratto da prolungare fino al 2018 a 1,8 milioni), ma anche di Pastore, che al Paris St. Germain non ha grandissimo spazio (però a giugno). Si continua a parlare di Osvaldo, ma la trattativa deve ancora partire. Per D’Ambrosio, tutto resta bloccato sulla contropartita tecnica. Un club come l’Inter dovrebbe avere altre tre o quattro alternative pronte, per lasciare D’Ambrosio al Torino, in scadenza di contratto, virando su altri obiettivi. Ma con Moratti, che all’assemblea di fine ottobre aveva difeso il suo staff, si erano abituati tutti troppo bene. Ora le vacanze sono finite. E, soprattutto, sono finiti i soldi.