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CorSera – Un colpo di genio ha colpito al momento giusto. Palacio…

Decide uno dei pochi grandi giocatori in campo, Palacio, nella miglior giocata della partita. Davanti a un gol così, segnato per di più alla fine, non c’è che prendere atto della giustizia del risultato. In realtà è stata una brutta partita...

Francesco Parrone

Decide uno dei pochi grandi giocatori in campo, Palacio, nella miglior giocata della partita. Davanti a un gol così, segnato per di più alla fine, non c’è che prendere atto della giustizia del risultato. In realtà è stata una brutta partita di grande rispetto. Si è visto un gran correre, molti scontri fisici, giocatori oltre il limite della fatica come poche volte accade, ma pochissimo calcio. Il risultato è giusto per quel muoversi più facilmente del Milan nella prima mezzora e il resto concesso troppo facilmente all’Inter, come se quella mezzora avesse avuto un prezzo troppo alto, dopo non si poteva che pagare. Difficile parlare di un lato tecnico della gara, si è quasi soltanto combattuto. Poteva segnare chiunque perché la lotta portava all’errore. Lo ha fatto Palacio con un colpo di genio quando il Milan era stremato. Il risultato premia un po’ l’Inter, ma è stata la squadra che ha tenuto di più, è stata più a lungo in gara e ha avuto soprattutto il tocco di un campione. Questo manca al Milan di adesso, la diversità di un singolo.

Non a caso Allegri ha messo dentro Saponara, perché cercava quello che non ha. Saponara doveva stare tra le linee e semplificare il gioco di tutti. C’è riuscito per tratti brevi di partita, poi ha fatto quello che fa un debuttante, è scomparso. Non c’è rimonta per il Milan, non c’è discorso di Berlusconi che scuota una squadra ridotta al limite di un equilibrio accettabile. Il suo riassunto è il galoppo facile di Kakà, mai influente, sempre alla ricerca del «sei» politico, uno che conosce il calcio a memoria ma non lo sa più declinare. L’Inter ha avuto almeno resistenza, ha finito nettamente meglio la partita. Come gioco mi è sembrata spesso anche più involuta del Milan, ma è stato proprio l’insistenza con cui è andata avanti a casaccio a legittimare alla fine il suo gol. A difesa del Milan va detto che gioca in condizioni umane non sopportabili. Con un allenatore già fuori, un altro che guarda dal Brasile, e una compagnia di dirigenti che si elide a vicenda più un presidente che cerca la fiaba dietro le vecchie pale del suo elicottero pur sapendo che il calcio è solo ricchezza. Senza soldi, non c’è più stato il Milan

Forse non resta molto nemmeno dell’ Inter, ma almeno per ora rimangono fuori gli errori più evidenti, vale il realismo di Mazzarri, l’ingenuità quasi basita di Thohir, stupito dal piacere di vivere il calcio. Non è casuale che Moratti sia rimasto a casa. Non si fa ombra al lavoro degli altri, al divertimento di chi ha comprato. In generale l’Inter si tiene nella scia delle primissime dove vincono tutte fuorché il Napoli. Ma c’è davvero tanta Juve. Tevez e Llorente hanno portato una chiarezza di forza quasi disarmante. In compenso la Roma continua a cambiare gioco, uomini, senza cambiare risultati. Dal punto di vista tecnico è la scoperta dell’acqua tiepida, tutto è sempre molto semplice, molto istintivo. Ma tenerle dietro è quasi impossibile. Non è un gioco moderno, è puro gioco del calcio, per questo a volte si ferma. Ma funziona.