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Corso: “Lazio? L’avversario peggiore. Di Thohir mi hanno detto che vuole…”

L’ex nerazzurro Mario Corso, è intervenuto a Lalaziosiamonoi.it per commentare la partita tra Lazio e Inter: Mister Corso, che partita sarà Lazio-Inter, che tipo di incontro ci dobbiamo attendere, alla luce anche del cambio in panchina...

Francesco Parrone

L'ex nerazzurro Mario Corso, è intervenuto a Lalaziosiamonoi.it per commentare la partita tra Lazio e Inter:

Mister Corso, che partita sarà Lazio-Inter, che tipo di incontro ci dobbiamo attendere, alla luce anche del cambio in panchina della squadra romana?

“Secondo me sarà una partita bella ma di difficile interpretazione. Noi dell’Inter siamo partiti molto male, la Lazio è forse il peggior avversario che potevamo incontrare in questo momento. Non mi lascio fuorviare dal risultato del derby. Dobbiamo ancora trovare una nostra continuità di prestazioni e risultati; solo così capiremo quale campionato spetta all’Inter. La Lazio, con l’arrivo di Reja in panchina, ha tutto da guadagnare. Conosco personalmente il nuovo mister; oltre che una splendida persona, è un tecnico preparato che sa cosa chiedere alle proprie squadre. Il lavoro e le difficoltà non lo turbano. Il sangue friulano non mente”.

Cosa, dunque, dovrà temere la squadra di Reja dell’Inter e cosa invece potrebbe mettere in difficoltà Hernanes e compagni?

“Oltre alla qualità tecnica della Lazio, Mazzarri e i suoi devono stare attenti al verosimile rinnovato entusiasmo biancoceleste. Poi c’è l’Olimpico e il pubblico della Lazio, che possono rappresentare spine nel fianco. Di contro l’Inter può far valere il peso della sua rosa, le indubbie giocate dei suoi interpreti maggiori che, come abbiamo visto, possono anche in pochi minuti raddrizzare o incanalare un risultato. Spero che il pubblico possa assistere ad un incontro di livello e tornare a casa soddisfatto”.

Che giudizio da dell’operato di Walter Mazzarri? Lei che conosce la piazza, c’è soddisfazione o ci si attendeva di più?

“Senza ombra di dubbio posso dirle che il mio, ma non soltanto il mio, giudizio sull’operato del tecnico nerazzurro è decisamente positivo. Se si pensa che, tutto sommato, la squadra è la stessa dello scorso anno, gli va riconosciuto il merito di aver rinfrancato diversi giocatori, penso a Guarin, a Jonathan, di aver ostinatamente voluto con sé interpreti del suo calcio (Campagnaro, ndr), essersi cioè presentato alla corte di Moratti in punta di piedi ma con le idee ben precise. Per tanti aspetti, poi, la ciambella non è uscita col buco atteso, ma io credo che l’Inter di Mazzarri e la nuova proprietà rappresentino la squadra più “di prospettiva” dei prossimi anni”.

Da Morattti a Thohir, appunto. Come passare da una Ferrari ad un jumbo? O era meglio continuare nel segno della tradizione?

“Guardi, nessuno più di me, arrivato all’Inter nel 1957 con Angelo Moratti presidente, ha accusato il colpo quando, comprensibilmente aggiungo, il figlio Massimo ha deciso di passare la mano. I Moratti sono l’Inter, hanno dato tantissimo a questa società che li ha ripagati come solo sa ripagarti una passione. I tempi, però, cambiano, per tutti. Sono ottimista e fiducioso del nuovo proprietario, il magnate indonesiano. Me ne parlano come di una persona appassionata, incuriosita e vogliosa di “metterci la faccia” il prima possibile, di lasciare la sua impronta rapidamente. Ho apprezzato la sua presenza a San Siro per l’ultimo derby e anche il suo seguire il match a metà tra il divertito e il preoccupato me lo ha reso simpatico. Ma ciò che più conta, è che ha voluto il bagno di folla: da persona sveglia qual è ha capito subito l’importanza dell’affetto dei tifosi”.

In conclusione e tornando ai biancazzurri, al netto della stagione verosimilmente compromessa, che giudizio può darci della rosa della Lazio?

“Glielo ripeto senza problemi. Resto convinto che la Lazio ha un rosa di valore e di assoluta qualità e che non merita la posizione di classifica attuale. Ciò però non porta punti e non fa scalare gradini in graduatoria. Questa considerazione, serve ai tifosi per non mollare, ai dirigenti per operare (eventualmente anche nel mercato di riparazione), al tecnico per spronare la squadra. Insomma, l’essere consci della propria forza, al di là dei risultati, serve a tutte le componenti del mondo biancoceleste per non avere alibi e cominciare a risalire la china”.