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Sole 24 Ore, ecco cosa rischiano i presidenti di serie A in caso di contagio: “Non basta…”

Redazione1908

Il punto di Giampiero Falasca, avvocato giuslavorista esperto di sport

"Che cosa rischiano i presidenti della serie A in caso di contagio da coronavirus di un loro calciatore? Giampiero Falasca, avvocato giuslavorista esperto di sport e collaboratore del Sole 24 Ore, ha spiegato come «le società di calcio abbiano il dovere di adottare, nei confronti dei propri calciatori, tutte le misure idonee a tutelare la loro salute. Non basta applicate un protocollo sanitario, per quanto ben scritto, per ritenersi adempienti rispetto a questa obbligazione. La giurisprudenza, civile e penale, è molto esigente con i datori di lavoro, e ritiene necessario che questi siano in grado di applicare, in ogni momento, il massimo della tutela possibile per prevenire la sicurezza dei dipendenti».

In caso di contagio:«Un caso del genere potrebbe essere considerato un infortunio sul lavoro, come ha precisato l’articolo 42 del Decreto Cura Italia che ha incluso l’infezione Covid-19 nella nozione. In presenza di tale evento, la società sportiva potrebbe essere chiamata a rispondere sul piano civile, rimborsando tutti i danni non coperti da Inail, e anche su quello penale: i dirigenti potrebbero essere considerati responsabili sul piano penale per non aver adottato tutte le cautele necessarie a impedire l’evento. Ovviamente, non tutti i contagi sarebbero fonte di responsabilità: le società e i loro dirigenti potrebbero liberarsi di ogni accusa dimostrando di aver messo in campo tutte le cautele necessarie a prevenire il contagio».

"Criticità e ipotesi di rientro:"In uno sport come il calcio nulla e nessuno può impedire che gli atleti siano vicino tra loro per lunghi periodi. Questa situazione li espone di più al rischio: qualcuno potrebbe accusare le società di non aver considerato questo rischio, consentendo la ripresa dell’attività agonistica in maniera troppo frettolosa. È un tema delicato, non ci sono certezze: ma i dirigenti devono tenere conto di questo rischio, per evitare brutte sorprese, anche personali, in caso di ripresa del contagio. Di fronte all'incertezza del momento diffido da chi vende soluzioni facili. Ma un suggerimento sento di darlo: non basta un protocollo sanitario, bisognerebbe adottare tempi coerenti con un effettivo rientro del virus entro soglie di rischio accettabili. Capisco le grandi implicazioni economiche di ogni decisione: l’industria del calcio fa lavorare tante persone e va difesa. Ma un mese in più potrebbe aiutare a difendere, invece che indebolire, questo business: immagini cosa accadrebbe se a giugno ci fossero nuovi contagi».

(Sole 24 Ore)