Intervistato dal Corriere dello Sport, l'ex difensore del Milan ora opinionista di Sky Sport Alessandro Costacurta ha analizzato la lotta scudetto in Serie A:
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Costacurta: “Scudetto? Non vedo una favorita. Milan, Napoli e Inter squadre imperfette”
Intervistato dal Corriere dello Sport, l'ex difensore del Milan ora opinionista di Sky Sport ha analizzato la lotta scudetto in Serie A
In Inghilterra il campionato è splendido eppure siamo già alla resa dei conti, mentre da noi ci sono tre squadre in corsa ed emozioni garantite ancora per un po’.
«Diciamo che in Serie A nulla è scontato. Milan, Inter, Napoli, dicevo, sono tutte squadre non perfette. Così ogni weekend capita qualcosa di sorprendente. E questo è positivo in un certo senso. D’altra parte, se vogliamo sognare di tornare grandi abbiamo bisogno di formazioni più solide. In Inghilterra City e Liverpool quasi vincono sempre perché sono le più forti. Da noi il Milan non batte il Bologna, il Napoli fatica con l’Udinese, l’Inter perde in casa con il Sassuolo. Squadre imperfette, appunto. Questo significa che non andranno mai troppo avanti in Europa».
Tra queste tre squadre imperfette c’è una favorita?
«No. O forse c’è, ma io non la vedo. Tutte stentano a restare novanta minuti sul pezzo. Mi rendo conto che spesso nella mia carriera di giocatore guardavo alla meta senza godermi il viaggio. Voglio dire che se cominci a pensare: forse vinco lo scudetto, forse così lo perdo, allora ti sottoponi a tensioni eccessive. Ecco, mi sembra che le nostre squadre non riescano a godersi le partite in sé e si logorino nell’ansia dell’obiettivo».
Perché allora tecnici come Sarri e Mourinho lasciano il campionato numero uno al mondo e decidono di tornare in Italia?
«Sarri ha avuto la possibilità di allenare la squadra di riferimento della Serie A. E credo proprio che nel momento in cui ha firmato abbia accarezzato l’ambizione di vincere la Champions. Quella Juve aveva la possibilità di farcela e Ronaldo non era quello attuale. Mourinho al contrario si è reso conto che in Premier il suo appeal era andato perso. Mentre sapeva che in Italia lo avrebbero accolto in festa. In fondo, quando ha lasciato l’Inter era considerato il re degli allenatori. Non lo è più, però da noi il suo carisma funziona ancora».
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