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Crespo: “Inter? Addio per fare cassa. Tornai per un sogno: mi dicevano che ero matto…”

Nel giorno in cui il Chelsea festeggia i suoi 110 anni di storia, un ex nerazzurro come Hernan Crespo, che della storia dei blues ha fatto parte nel corso di una strepitosa carriera da calciatore, ha raccontato tutti i suoi ricordi ai microfoni di...

Dario Di Noi

Nel giorno in cui il Chelsea festeggia i suoi 110 anni di storia, un ex nerazzurro come Hernan Crespo, che della storia dei blues ha fatto parte nel corso di una strepitosa carriera da calciatore, ha raccontato tutti i suoi ricordi ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Nel farlo, è tornato anche sulle sue due vite in nerazzurro (la prima nella stagione 2002-2003, la seconda tra il 2006 e il 2009). Ecco i suoi ricordi...

INTER, vol. 1 (addio con vista Chelsea) - "Non mi aspettavo di dover partire, perchè all'Inter stavo benissimo. Poi arrivò quell'offerta qualche giorno dopo l'avvento di Abramovich al Chelsea, un privilegio per me. La mia volontà era di restare in Italia, ma la società mi fece capire che aveva bisogno di monetizzare. All'epoca c'era Vieri che era considerato intoccabile, mentre giocatori come Recoba, Kallon e Ventola non avevano grande mercato per permettere al club di incassare. Così mi trasferii al Chelsea e iniziò un'esperienza bellissima, in cui ho capito da subito che avevo la possibilità di costruire qualcosa di importante. Nella prima stagione a Stamford Bridge, nel 2003-2004, in panchina c'era Ranieri e non ho giocato tantissimo, ma nel 2005-2006 con Mourinho è stato fantastico".

MOURINHO - "Josè è davvero bravo a creare fin da subito empatia con lo spogliatoio. Mi sono trovato molto bene con lui, sa benissimo come guidare una squadra forte. Quello era un gruppo incredibile, fantastico, pieno di grandissimi campioni. E' stato un campionato immenso in cui abbiamo ottenuto 91 punti, anche se avevamo il potenziale per arrivare anche a 100. Una squadra in cui c'erano grandi campioni come Terry, Lampard, Drogba, Robben, Makelelé. In quella stagione spesso mi giocavo il posto con Didier Drogba, che non era ancora esploso ai massimi livelli a Stamford Bridge. E' stato davvero meraviglioso giocare lì. Ho messo a segno 10 gol in quel campionato e sono riuscito a dare un contributo importante"

INTER, vol. 2 - "Nell'estate del 2006 ci fu una riunione in cui c'erano, oltre a me, Abramovich, Peter Kenyon e Josè Mourinho. Volevano che rimanessi fino al termine della mia carriera. Ma io volevo tornare in Italia, nel calcio che seguivo da bambino, quando sognavo di vincere uno Scudetto in Serie A. Mi dicevano che ero matto, anche perché era appena scoppiata la vicenda Calciopoli. Ma sentivo che era arrivato il momento di tornare e vincere in Italia. C'era la possibilità di andare all'Inter e in quel momento mi sono sentito di dover fare questo passo. Probabilmente se non avessi avuto l'opportunità di giocare in una squadra che puntava a vincere sarei rimasto a Londra. Abramovich mi ha lasciato andare, cedendo il mio cartellino praticamente a titolo gratuito. Un grande gesto di signorilità che ho apprezzato molto. Alla fine, comunque, a livello sportivo è stata una scelta azzeccata, dato che abbiamo vinto il primo scudetto sul campo dell'era Moratti e battuto tanti record, tra cui quello dei punti, imbattuto fino all'anno scorso, e delle diciassette vittorie consecutive".