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Crespo: “L’Inter fa bene a seguire Retegui. Può giocare in coppia con Lautaro”

Fabio Alampi

Hernan Crespo, ex attaccante – tra le altre – dell’Inter, in un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport ha parlato di Mateo Retegui: “Non avrebbe potuto cominciare meglio. Però mi sento di dire che deve fare...

Hernan Crespo, ex attaccante - tra le altre - dell'Inter, in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport ha parlato di Mateo Retegui: "Non avrebbe potuto cominciare meglio. Però mi sento di dire che deve fare ancora parecchia strada e la gente deve avere pazienza con lui".

In che senso?

"Si vede che arriva da un altro mondo, perché il calcio in Argentina è completamente diverso da quello italiano. Ha bisogno di conoscere prima di tutto i nuovi compagni: non bastano pochi giorni di ritiro per entrare completamente in sintonia con l'ambiente. E poi deve integrarsi perfettamente con il modo di giocare che c'è in Italia, con quello che gli chiede Mancini".

Quali sono i dettagli su cui deve lavorare?

"La prima cosa che mi viene in mente è la partecipazione al gioco collettivo. Lui, per adesso, è un finalizzatore. Ha forza, ha potenza, vede la porta. Però un centravanti moderno deve saper fare quei movimenti che consentono a tutta la squadra di costruire l'azione offensiva. Questo si ottiene con il tempo, con il lavoro e con l'umiltà necessaria quando si vuole imparare e migliorare. Conosco Retegui e sostengo che l'Italia abbia fatto benissimo a convocarlo e a lanciarlo. Ora bisogna proteggerlo e non mettergli troppa pressione addosso".

Un centravanti, però, è sempre sotto pressione. Se segna, è un fenomeno. Se non segna, è un brocco.

"Condivido, e ne so qualcosa visto che sono stato un centravanti. Però ogni giocatore deve fare un percorso e questo percorso prevede degli step che non possono essere saltati. Dico che non dobbiamo esaltarlo troppo e, se per caso, cosa che non gli auguro, avrà qualche battuta a vuoto, non dobbiamo dargli la croce addosso. Ha qualità importanti, va difeso, sostenuto, persino coccolato".

Un gol di piede e uno di testa: ha già dimostrato di avere confidenza con la porta avversaria. Che ne pensa?

"Vede la porta, la sente, come devono sentirla tutti i centravanti. Va servito in un certo modo per farlo rendere al massimo e i centrocampisti dovranno essere bravi a metterlo nelle migliori condizioni per battere a rete. È un attaccante che ama i cross, perché ha un ottimo tempismo e sa rubare l'attimo ai difensori".

Qualcuno lo ha paragonato a Batistuta. Esagerazioni?

"Direi di sì. Batistuta ha fatto tanto, tantissimo. Retegui ha appena cominciato. Vogliamo lasciargli il tempo di crescere?".

Che sia un uomo d'area, magari poco propenso al gioco collettivo, però, si è visto.

"Ripeto: è un finalizzatore. Anche se si tratta di un ragazzo molto generoso e l'ho visto andare in pressing, fare certi movimenti per non consentire agli avversari di cominciare l'azione. Diciamo che deve migliorare sotto l'aspetto della partecipazione alla manovra".

Pare che l’Inter lo tenga d'occhio.

"E fa bene, perché è un centravanti che ha qualità importanti".

Lo vedrebbe bene in coppia con Lautaro?

"Lautaro è diverso da Retegui. Collega di più i reparti e sa essere micidiale in area di rigore. Retegui, per ora, è bravissimo là davanti. Potrebbero integrarsi, anche se sono due prime punte. Diciamo che l'allenatore dovrebbe studiare il modo migliore per farli convivere. Tutti e due vedono la porta e non sono portati all'assist o al dialogo stretto. Lautaro di più, Retegui meno. Ci sarebbe da lavorare un po' su questo aspetto, ma insisto: l'importante è che Retegui capisca il calcio europeo, non solo italiano, che è molto differente da quello argentino. Se ha voglia, le capacità non gli mancano".

Per la sua carriera meglio un'esperienza in Italia o in un altro campionato europeo?

"Direi in Italia. In Serie A si gioca un calcio tattico, complicato: se ti trovi bene lì, poi puoi andare dove vuoi. E Retegui mi sembra adatto al calcio italiano: ha forza fisica, regge bene il duello con i difensori, non ha paura, lotta, è tenace. Qualità che in Italia fanno la differenza. L'importante è che sappia mantenere quell'equilibrio mentale che alla base di ogni grande giocatore. E che sappia, soprattutto, di essere soltanto all'inizio. La strada è lunga, piena di ostacoli e dovrà dimostrare di avere la forza e il coraggio per superarli".