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Lunga intervista concessa da Hernan Crespo a La Gazzetta dello Sport. L'ex attaccante, tra le altre, di Inter e Milan ha parlato così della Serie A.
Crespo, su quale panchina di A desidererebbe sedere?
«Posso scegliere?»
Prego.
«Provo su quella del Milan, ma non me ne voglia il mio amico Pioli: questo è un gioco».
Perché proprio il Milan?
«Mi piace il progetto: tanti giovani, tanto entusiasmo, tanta voglia di imparare e, in più, qualche elemento di esperienza e di forte personalità. Quest’anno i rossoneri si misureranno anche in Champions: sono convinto che faranno divertire la gente».
E l’Inter campione d’Italia?
«Senza Lukaku, no. Era una corazzata, ma adesso è andato via Hakimi e se ne va Lukaku. Simone Inzaghi avrà un duro lavoro: bisogna dimenticare in fretta i successi e mettersi a sgobbare per nuovi traguardi. In più c’è l’eredità di Conte che pesa parecchio».
Al posto di Lukaku arriverà un altro big, si dice.
«Non sarà come Lukaku perché come il belga ce ne sono pochi in giro, a meno che non comprino Mbappé, ma non credo. L’Inter ha stupito per una stagione e adesso deve ripartire da zero. Diciamo che il cambio di strategia poteva essere gestito meglio».
E la Juve di Allegri?
«Max è una garanzia. Gli chiedi qualcosa e lui te la porta. Non si sbaglia. Finora, perlomeno, è sempre stato così. E poi in questo campionato ci sarà un Dybala in più. Mi aspetto grandi cose da lui, così come me le aspetto da Federico Chiesa che ha fatto un Europeo straordinario. L’ho visto bambino, Federico, mentre io e suo papà vincevamo le coppe con il Parma. Lui, come il padre, ha uno scatto e un tiro micidiali. Se gli dai un metro, sei fritto».
Rivoluzione a Roma: Mourinho per i giallorossi e Sarri per la Lazio. Che ne dice?
«Mou lo conosco bene, è perfetto per il ruolo: le pressioni della tifoseria gli faranno il solletico. È un comandante, un abile psicologo, un tattico insuperabile. Vedrete che cosa farà Zaniolo, se seguirà i consigli di Mourinho. Diventerà un fenomeno assoluto».
Favorita per lo scudetto?
«La Juve. Ha qualcosa in più delle altre. E occhio alla voglia di riscatto di Ronaldo. Se è rimasto, è perché vuole dimostrare di essere ancora il numero uno».
Possibile sorpresa?
«Dico il Milan. Se riescono a scalare l’ultimo gradino, a diventare ancora più consapevoli dei loro mezzi, i rossoneri possono dare fastidio a Inter e Juve. Giocano un bel calcio, li seguo con interesse».
Sarà il solito campionato spaccato in due? Da una parte le big e dall’altra chi lotta per non retrocedere...
«I valori tecnici sono determinati dagli investimenti. Però mi aspetto che qualche squadra si metta in luce, e penso al Torino di Juric o alla Fiorentina di Italiano. Juric è un martello, perfetto per interpretare lo spirito granata. Italiano ha fatto benissimo con lo Spezia: è vero che Firenze è una piazza calda, ci saranno molte pressioni, ma lui ha idee innovative e le capacità per realizzarle».
Si vince con il gioco, con i giocatori, con la tattica, con la tecnica o...
«Si vince con tutte queste componenti. Sono stato calciatore e adesso faccio l’allenatore. Vi garantisco che non esiste un’unica strada per arrivare al successo: chi lo sostiene è un integralista. Serve un mix, serve equilibrio di pensiero, serve un gruppo affiatato, e la Nazionale di Mancini ha dimostrato dove si può arrivare quando si rema tutti dalla stessa parte. E poi, come si diceva quando si giocava in cortile, servono un portiere che para e un attaccante che fa gol… Il calcio è tutto qui».
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