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Crosetti: “Irrati meglio al Var che in campo. Rigore c’è e il gol era da convalidare”

Andrea Della Sala

Partita brutta quella tra Juve e Inter. In mezzo una serie di episodi che Irrati non ha gestito al meglio come spiega il giornalista

Partita brutta quella tra Juve e Inter, ma i nerazzurri la spuntano grazie al rigore trasformato al secondo tentativo da Calhanoglu. In mezzo una serie di episodi che Irrati non ha gestito al meglio come spiega il giornalista Maurizio Crosetti su Repubblica:

La partita è stata soprattutto ciò che non è stata, quella parentesi graffa con altre due parentesi dentro, quel tempo sospeso e allungato come caucciù. Le non azioni, le non decisioni, le decisioni sbagliate e aggiustate con lo scotch del Var. Juve-Inter come uno di quei quaderni delle elementari dove si faceva il buco con la gomma a forza di cancellare, anzi di “scancellare”, e poi papà rattoppava il foglio con una briciola di carta sul retro. Ma alla fine, la macchia d’inchiostro sporca solo la Juve che perde anche l’ultima speranza di un finale di stagione impensabile. Così non sarà.

Il primo tempo è finito quando avrebbe dovuto cominciare il secondo, cioè dopo un’oretta di gioco convulso dentro le parentesi. C’è un arbitro, Massimiliano Irrati, forse il più bravo davanti al monitor quando sta in sala Var. Quando sta in campo, un po’ meno. Dentro le parentesi gli accade di sbagliare: gli irritanti errori di Irrati: prima si sbraccia per dire che non è rigore di Morata su Dumfries, e il pestone invece c’è, poi ferma il gioco sulla respinta di Szczesny e il relativo autogol di Rabiot, vedendo un fallo, ma serve l’aiuto da Lissone per capire che è tutto da rifare.

L’amico Var, come il gigante pensaci tu della vecchia pubblicità, lo richiama: mentre il replay non chiariscono subito chi sia il primo ad arrivare sulla ribattuta (Danilo anticipa Çalhanoglu e poi forse spinto manda la palla in porta), e gli interisti reclamano la rete per buona, si vede chiaramente De Ligt entrare per primo in area quando non si può: è la coccinella portafortuna di Irrati e dei suoi colleghi al monitor. Così si riavvolge il nastro e si riporta indietro un pezzo di vita. È la sera della marmotta.

Di questa partita non bella e non brutta (certamente più brutta l’Inter della Juventus) ricorderemo questi otto minuti di pasticcio dentro i dieci di recupero, altra parentesi nella parentesi, come il singhiozzo dei bambini che non passa con la zolletta di zucchero e limone, e neppure con un “bu!” di mamma. E sono stati colpi e morsi, carambole e falli, legni (che non sono più di legno) e turbanti sulla capoccia, azioni e simulazioni (che sceneggiata De Ligt alla fine), creste platinate (povero Vidal, che tracollo) e cartellini come cardellini, cioè volanti. Sempre niente al confronto del Var più vero del vero. Era dunque rigore il pestone di Morata a Dumfries, poteva esserlo l’autogol di Rabiot, anche se l’erroneo Irrati aveva già fischiato la sospensione del tempo che non andava sospeso, mentre neppure il videoarbitro ha chiarito se l’incrocio di gambe di Bastoni e Zakaria fosse dentro o fuori (fuori, per Irrati).