Lunga intervista concessa da Julio Cruz, ex centravanti dell'Inter, ai microfoni de Il Posticipo. L'argentino ha affrontato tanti temi, partendo dal momento in cui ha voluto vestire la maglia dell'Inter: "Quando ho saputo che l’Inter mi voleva, tutti mi dicevano di cercare un’altra squadra. Al Bologna avevo fatto bene e mi volevano tante squadre. Ho scelto l’Inter perché c’era Cuper. Il 5 maggio 2002 avevo visto Lazio-Inter: i nerazzurri avevano perso uno scudetto all’ultima giornata in maniera molto strana, non ci volevo credere. Volevo andare all’Inter per fare qualcosa di buono. Sentivo che vincere lì sarebbe stato speciale. Purtroppo dopo il mio arrivo Cuper è andato via, ma sapevo di essere nella squadra giusta. All’Inter mancava un po’ di fortuna. C’erano buoni giocatori che non vincevano niente da tanti anni.
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Lei ha indossato la maglia numero 9 dell’Inter: era pesante?
Non ci ho mai pensato perché un giocatore sa cosa vuole e cosa può dare. Volevo giocare e ho cercato di sfruttare al massimo lo spazio che mi è stato dato. Ho provato a fare bene ogni volta che ho giocato.
C’erano tanti argentini all’Inter: si è sentito di nuovo a casa?
Sì, è vero. Però quando sono arrivato all’Inter parlavo già italiano e mi sono inserito subito. Ricordo con piacere Francesco Toldo: era una persona fantastica, abbiamo ancora un bel rapporto. Poi c’erano Figo e Mihajlovic. Era una bellissima squadra. Mancini ha fatto di tutto per cercare di vincere con l’Inter.
Nel 2006 lei ha disputato il Mondiale con Messi e all’Inter è arrivato Ibra: con chi è più facile giocare?
Messi era giovane, doveva ancora esplodere. Al Mondiale coi piedi faceva già ciò che voleva, nessuno riusciva a portargli via il pallone. Poi è diventato un fenomeno. Ibra invece era un giocatore affermato nel mondo del calcio. Io e Zlatan abbiamo fatto benissimo perché avevamo lo stesso fisico e occupavamo lo stesso posto in campo. Un anno abbiamo segnato tanti gol. Però ricordo anche quando giocavo con Recoba o Crespo, Adriano o Martins. Se sei in una grande squadra come l’Inter devi fare bene con tutti.
Adriano ha fatto meno di quello che ci si aspettava da lui: le dispiace?
Sì, mi è piaciuto perché era un ragazzo in gamba e sarebbe potuto diventare un grandissimo. In quegli anni Adri ha avuto problemi personali. Mi dispiace perché avrebbe potuto fare ancora di più con l’Inter.
Ricorda Calciopoli nel 2006?
È stata una pagina scura del calcio italiano. Tanti pensavano che c’era qualcosa che non andava, ma nessuno ne aveva la certezza finché non è uscito tutto quello che è uscito. Ho cercato di spiegare sempre che gli italiani non erano quelli che avevano fatto Calciopoli. Chi ha sbagliato ha pagato: giusto così.
CALCIOPOLI E IL TRIPLETE
—Che cosa le ha insegnato Mourinho?
Come allenatore ho avuto anche Bielsa in Nazionale. Mi ha insegnato tantissime cose. Bielsa è stato un grandissimo, tanti giocatori lo amano, anche se non ha vinto tutto quello che avrebbe dovuto vincere. Ho avuto Mourinho per un anno. Non ho imparato tanto da José perché avevo già una certa età. Avevamo vinto tutto prima di lui tranne la Champions. Mourinho ce l’ha fatta, ha riportato a casa il trofeo che i tifosi desideravano. Se lo aspettava anche Moratti: lui ha creduto sempre nei suoi giocatori e ha speso tanto. L’ex presidente ha fatto tutto questo per quindici anni. L’Inter ha fatto di tutto con Moratti.
Quale è stata la sua giornata più bella con l’Inter?
Ce ne sono due. Una quando abbiamo vinto in casa della Juve 3-1, io ho fatto doppietta. È stata una gara che tutti sognavano da tempo, l’Inter non vinceva a Torino da undici anni. Quel giorno ho provato una gioia pazzesca. Io, Almeyda e Kily Gonzalez siamo tornati a Milano in macchina: un nostro amico è venuto a prenderci a Torino. Eravamo felici per la vittoria. Poi ricordo quando abbiamo vinto la prima Coppa Italia con Mancini: l’Inter non vinceva da tanti anni, vedere San Siro pieno è stato fantastico.
La giornata più brutta con l’Inter invece?
Non me la ricordo. All’Inter ho vissuto solo tante cose belle.
Lei nel 2009 è passato alla Lazio: fosse rimasto all’Inter avrebbe vinto il Triplete…
Sono andato via perché mi sembrava di non centrare più niente con l’Inter. Non c’è rammarico. Quello che ho fatto l’ho fatto. Non gioco più a calcio da tanti anni, ma vedo l’affetto e l’amore che i tifosi dell’Inter provano per me. Questa è la cosa più bella.
Alle Lazio lei ha vinto la Supercoppa italiana 2009 contro l’Inter: uno scherzo del destino?
È stato strano quello che è successo. Una settimana prima della finale ero all’Inter, poi sono andato a Pechino per unirmi alla Lazio. Quando abbiamo vinto guardavo la maglietta nerazzurra, vedevo quella che avevo addosso e non ci credevo. Sono cose che succedono nel calcio. Per me l’Inter è stata tutto.
Che cosa ha di speciale l’Inter di Conte e Lukaku?
Mi fa piacere che dopo tanti anni l’Inter sia di nuovo prima in classifica. Lukaku sta facendo benissimo, lui e Lautaro si trovano benissimo in campo. La squadra segue Conte e mi fa piacere. L’Inter è tornata ad essere quello che è stata quando c’ero io.
Come vede Conte capopopolo dell’Inter?
Il suo curriculum parla da solo. Ho giocato contro Antonio: da calciatore era fortissimo. Poi Conte ha fatto bene o benissimo con tutte le squadre che ha allenato. È andato all’Inter, una squadra che non è la sua, ha avuto gli attributi per farlo e sta facendo bene. Adesso spero che vinca lo scudetto.
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