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Cucci: “Crisi Suning? In realtà entra in campo la Sindrome cinese. Moratti mi confermò che…”

Matteo Pifferi

Italo Cucci, sulle colonne del Corriere dello Sport, ha descritto così le difficoltà economiche di Suning

Intervenuto sul Corriere dello Sport, Italo Cucci ha commentato così le ultime vicende legate a Suning:

"Non mi sono mai piaciuti gli interventi stranieri nel nostro calcio, proprio perché gli investitori non hanno passione per i club ma per i guadagni che s’immaginano di fare. E qui comincia il problema: con il calcio non si guadagna, se un imprenditore vi s’accosta pensando di fare un buon investimento deve avere come minimo esperienza e competenza, non limitarsi ad ascoltare consiglieri e consulenti sempre interessati. In realtà nessuno corrisponde a questo identikit e l’investimento diventa in breve un fallimento".

Caso Suning-Inter

"Mi soffermo, piuttosto, sul “caso Inter”, perché dopo le fumose cineserie milaniste da una parte e la finta passione di Thohir, ai neofiti intellettuali forti di soldi e poveri di vera passione gli avrei venduto solo Milanello o Appiano Gentile per interessi - fosse mai possibile - puramente immobiliari. Quando arrivò la famiglia Zhang fui spinto a considerarla collegata alla famiglia Moratti com’erano stati i Fraizzoli e i Pellegrini (uso il plurale non per cortesia ma perché le consorti dei due presidenti - Lady Renata, sul campo con il suo carattere e i suoi soldi, la Signora Ivana con la sua passione per l’esoterismo - partecipavano intensamente alla vita della squadra). Lo stesso Massimo Moratti mi garantì - l’ho scritto nel libro che gli ho dedicato - che la famiglia Suning gli aveva dato ampie garanzie, una continuità di potenza economica e stile, la capacità di rinnovare la stagione del Triplete, e invece l’altro giorno ho letto la sua amarezza e i suoi dubbi, espressi tuttavia con grande correttezza, sulla rivelata debolezza economica dei cinesi".

Sindrome cinese Inter

In realtà entra in campo la Sindrome cinese. Posso aggiungere che tutto questo accade perché i Nuovi non conoscono l’anima del calcio, non sarebbero mai pronti a gravi perdite non solo monetarie ma d’immagine (che vuol dire perdere credito) perché non sí spiegherebbero il fenomeno. Perché il calcio è un fenomeno e un club ha bisogno di avere alle spalle una famiglia consapevole, non un fondo. Fino a prova contraria. (Ho l’impressione che prima o poi il Milan s’affiderà a un italiano, a un altro Berlusconi. Il cuore di Silvio è cosí grande che en cas de malheure salverebbe Milan e Inter insieme, senza fonderle, naturalmente, ma in nome di un “Milàn l’è un gran Milàn” diventato il mantra famigliare)".