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Da Moratti a Thohir fino ai cinesi: il ponte nerazzurro è sempre lo stesso

Eva A. Provenzano

L'ex proprietario dell'Inter ci ha tenuto a ribadire quanto sia importante la figura di Zanetti ora che l'Inter si appresta a vivere una nuova epoca

All'Inter è cominciata una nuova era. Dopo 21 anni, nella società nerazzurra non ci sarà più Massimo Moratti che ha ceduto tutte le sue quote ad Erick Thohir, che poi a sua volta ha conservato il 30% per lasciare al Suning la fetta più grossa. Sono anni di cambiamenti radicali. Dai trionfi del Triplete si è passati a anni difficili per la classifica e anche per la società con due trasformazioni in due anni: prima il magnate indonesiano, ora il gruppo cinese. Si rischia di restare disorientati. Ma c'è un faro, un ponte che lega il passato, il presente è il futuro nerazzurro. Lo ha sottolineato Massimo Moratti: "Serve gente italiana e interista nella dirigenza nerazzurra. Abbiamo Zanetti, che anche stamattina è stato validissimo nei suoi interventi".

Qualcuno dice che lui potrebbe, quando ET dirà addio a Milano, diventare il nuovo presidente, come era successo ad un'altra bandiera dell'Inter, Giacinto Facchetti. L'ex proprietario della società interista è stato chiaro in merito: "E' importante che rimanga collegato alla società, è un testimone che ha vissuto tutta la storia importante di questa squadra". Non conta la carica, conta cosa rappresenta. 

E' un pezzo di storia importante che certo Pupi non rinnega, anzi, sa benissimo quanto Moratti abbia fatto la differenza quanto è stato al timone dell'Inter: "Se Thohir è rammaricato quanto Moratti per questa cessione? Sono due cose diverse. Quello che rappresenta lui per gli interisti è una cosa che va al di là, va nel sentimento, nel cuore, in tutto quello che ha provato per questa maglia. Erick Thohir ha un’altra visione e lui è consapevole che sia una grande opportunità". Già, business, economia, marketing sono le parole che hanno invaso la vita dei tifosi interisti da un po' e fanno quasi perdere di vista il romanticismo, il senso di appartenenza, quell'aria familiare, tutte cose che hanno fatto epoca all'Inter e hanno funzionato, lo dicono le vittorie. E adesso che Moratti ha lasciato definitivamente è difficile non traballare di fronte al domani: "Il mio non è un addio, perché si dice addio solo quando si lascia qualcosa anche con il cuore", ha sottolineato l'ex presidente. Cose che sanno di poesia e che dispiace perdere. Toccherà proprio ad Javier tramandare a chi è arrivato e a chi verrà la magia del pianeta nerazzurro.