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Anche dell'Inter ha tanti ricordi?
"Tantissimi. I trofei, le cene, le vittorie. Ci è mancata solo un po' di mentalità europea. L'hanno ottenuta quando sono andato via io (ride)… Ma eravamo un grande gruppo, con Ibra leader. Anche qui una miriade di scherzi e risate".
È vero che dopo la vittoria del suo primo scudetto nel 2007, in spogliatoio cantavano una canzoncina per lei?
"Questa fa ridere. Noi eravamo primi e io continuavo a dire che avrei voluto segnare un gol in pallonetto. Ci ho provato contro la Reggina, ma la palla è finita alta sopra la recinzione oltre la porta. Mi hanno preso in giro per settimane. E quando hanno fatto la canzone per lo scudetto c'era una strofa sul pallonetto di Olivier".
A mettere un punto sulla sua esperienza all'Inter fu Mourinho.
"In estate mi aveva fatto presente che non rientravo nei suoi piani. Non mi voleva. Io gli dissi che avrei provato a fargli cambiare idea. Lo ammiravo tantissimo. Era uno in grado di farti sentire il più forte del mondo, di convincerti che potessi superare i tuoi limiti. Ma non mi vedeva proprio. Così dopo sei mesi scelsi di andare al Fulham in Premier League".
L'Italia però le è rimasta nel cuore. Chi le piace oggi in Serie A?
"Il Milan ha Leao che è super, ma l'Inter ha Lautaro e Thuram. Io Marcus l'ho visto nascere, Lilian è uno dei miei migliori amici e vi dico che… non avete visto ancora niente. È uno in grado di spaccare le partite. Ha tutto quello che serve per diventare tra i più grandi al mondo".
E per lo scudetto chi vede favorita?
"L'Inter parte sicuramente un passo avanti alle altre. Ma attenzione alla Juve di Thiago Motta, è un grande lavoratore e una persona vera. Non mollerà fino alla fine. Se devo però puntare una fiche, dico i nerazzurri di Inzaghi e Marcus".
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