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Damascelli: “Il Dalai Lama blocca il closing del Milan? I cinesi risentiti per…”

Sabine Bertagna

Il Giornale racconta di un probabile caso diplomatico, che avrebbe bloccato il closing dei rossoneri

Tony Damascelli, giornalista del Giornale, racconta di un retroscena che potrebbe influire sui tempi (allungati) del closing in casa Milan: "C’è questa storia che la vendita definitiva, detta closing, del Milan sarebbe stata bloccata dopo che la città di Milano, nella persona del suo sindaco, ha consegnato al Dalai Lama la cittadinanza onoraria. Accade dunque che il Nobel per la pace provochi la guerra, una guerra stupida, perché i cinesi se la sono presa al punto che Matteo Renzi, tradendo la propria fede viola fiorentina e stimolato dalle ultime di cronaca, ha consegnato le magliette del Milan e dell’Inter a Xi Jinping, che sarebbe il presidente cinese. Un gentile omaggio per raffreddare animi e corpi che si sarebbero riscaldati per quell’onore conferito al diavolo, per il governo di Pechino, che porta il nome di Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama del Tibet"."

Il giornalista si chiede: "Può un monaco buddista creare un caso diplomatico nella vendita di un club di football? Se cosi fosse davvero, se la cessione del Milan, se la storia di un club grandioso e vincente, la cui ultima fetta di glorie euromondiali è legata a Silvio Berlusconi, se tutto questo fosse messo in bilico e in discussione dalle pretese e dai pretesti del governo di Pechino, non sarebbe soltanto paradossale o singolare. Sarebbe, anzi è ignorante ed è comunque un’invasione di campo, una ingerenza non autorizzata in territorio straniero. Perché Milano può decidere di assegnare premi a chiunque, prescindendo dal veto di un Paese straniero. Se la Cina continua ad avere una questione aperta con il premiato, dovrà gestirla con modi e in siti diversi, non certo con un ricatto." Il Giornale fa quindi una proposta: "Anzi, se fossi il sindaco di Milano inviterei il Dalai Lama al derby, è cittadino onorario e la tribuna d’onore dovrebbe riservargli un posto. Così dovrebbero andare le cose in un mondo normale. Ma la Cina non è vicina. È andata oltre."

(Il Giuor