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Damascelli: “Intervista Ancelotti? La FIFA ha chiesto al Real la rettifica, questo dimostra…”

Matteo Pifferi Redattore 
"Resta il polverone (o gas tossico) che le parole del tecnico italiano hanno provocato", ha scritto Damascelli

Tony Damascelli, sul Giornale, ha chiarito quanto accaduto con Carlo Ancelotti che in un'intervista proprio al Giornale aveva parlato di esclusione del Real Madrid dal Mondiale per Club, salvo poi ritrattare nel corso della giornata di ieri:

"Ore di fibrillazione in casa Infantino. La Fifa ha chiesto al Real Madrid la rettifica dell’intervista rilasciata da Carlo Ancelotti al nostro Giornale, relativa al rifiuto del club spagnolo di partecipare al prossimo mondiale per club. Per evitare un caso internazionale il club ha pubblicato sul profilo dell’allenatore questo testo: «Nella mia intervista con il Giornale le mie parole relative al Mondiale per club della Fifa non sono state interpretate nel modo che io intendevo. Lontano da me l’interesse di rifiutare la possibilità di disputare un torneo che considero possa essere una grande opportunità per proseguire nel nostro cammino di conseguire grandi titoli per il Real Madrid». La Fifa ha portato a segno la sua consueta missione di silenziatore, il Real ha preferito non andare alla guerra, Ancelotti ha dovuto accettare non la smentita, questo gli fa onore, ma il “fraintendimento” secondo usi e costumi del mondo dell’informazione, sta di fatto che ogni parola riportata nell’intervista è fedele a quelle pronunciate da Carlo, altri accenni sono stati tralasciati per ulteriori “fraintendimenti”.

Resta il polverone (o gas tossico) che le parole del tecnico italiano hanno provocato. È evidente che l’eventuale assenza della squadra più illustre e titolata al mondo toglierebbe all’evento della Fifa interesse sportivo e commerciale, sarebbe come organizzare un pranzo di nozze senza gli sposi, cosa di cui i governanti di Zurigo sarebbero anche capaci, visto e considerato come si comportano in tema di regole del gioco, Ifab compresa. Ma stavolta la questione è critica, il mondiale per club si aggiunge ad un calendario già affollato, la salute degli atleti è elemento marginale e fastidioso, al massimo può essere utilizzata come tema di propaganda elettorale, i diritti televisivi non sono stati ancora aggiudicati, alcuni club non concordano con l’offerta Fifa, di contro, altri sono pronti ad infilarsi a corte, per evidenti crisi finanziarie, oltre al Real Madrid sembra che anche il Manchester City non gradisca i criteri del torneo mondiale.

Non va trascurata l’origine di un contenzioso politico tra Florentino Perez e le istituzioni calcistiche internazionali, Uefa e Fifa. Il progetto della super league, ideato da Perez, portato avanti ingenuamente da Agnelli, proposto in modo inopportuno, nei tempi sbagliati, con una comunicazione inelegante e, soprattutto, con un criterio elitario non accettabile, è stato infine “copiato”, trasformato e modificato dalla squadra di Infantino con un torneo inedito che sostituisce l’attuale format di scarso appiglio commerciale e di modesto coinvolgimento dei tifosi. Florentino Perez conosce il valore del proprio club, l’arrivo di Mbappé aggiunge potenzialità enormi ad un organico già carico di figure esclusive a livello mondiale, ogni partita del Real può garantire almeno venti milioni come giro commerciale, va da sé che il torneo Fifa, con l’ingaggio di 50 milioni rappresenta un gesto di semplice cortesia; la battaglia, comunque, non è soltanto contabile ma politica, i club hanno compreso che, alla luce delle ultime sentenze dei tribunali nazionali ed europei, il calcio non possa più essere territorio esclusivo di Fifa e Uefa, i tornei subiscono continue variazioni di format per venire incontro alle esigenze delle società ma finiscono per gonfiare le casse dei governi calcistici centrali con la conseguente intossicazione dei calendari. Il frenetico lavoro diplomatico di queste ore cerca di mediare le posizioni ma la stessa reazione nervosa della Fifa è il segnale di una prevaricazione su qualunque parola o pensiero diverso o distante da quello che viene deciso e imposto dalle sede di Zurigo e/o dalle succursali arabe"