01:00 min

ultimora

Damascelli: “Italia, ma dove vogliamo andare? Mancini dovrebbe aver capito che…”

Marco Astori

Il commento del giornalista tra le pagine de Il Giornale

Tra le pagine dell'edizione odierna de Il Giornale, Tony Damascelli ha detto la sua sul pareggio di ieri tra Italia e Polonia, nel debutto degli Azzurri in Nations League: "Germania-Francia, giovedì sera, Monaco di Baviera, Allianz Arena, spettatori paganti 67.785. Italia-Polonia, ieri sera, Bologna, stadio Dall' Ara, spettatori paganti 24.000, grazie alla robusta presenza polacca, per un incasso record, nel senso peggiore, di trecentocinquantamila euro. Ma dove vogliamo andare? Dove può andare questo benedetto e maledetto calcio italiano se non riesce a riempire uno stadio per la nazionale di Mancini, un allenatore che qui ha incominciato la sua avventura con il pallone? Dove vogliamo andare con questo nostro calcio che, in federazione, non lavora il sabato e la domenica perché è opportuno andare al lido o in montagna e dunque fa slittare a martedì la decisione sul numero di squadre del campionato di serie B?

Dove vuole andare la squadra azzurra che ricomincia da Balotelli, un turista, anche malandato, in prestito dalla Costa Azzurra, eterna promessa e premessa di campione, in verità uno che sa giocare a pallone ma non a calcio che è cosa seria, nessun sacrificio, scarsa partecipazione, uno che ha fatto felice il proprio procuratore e la propria famiglia ma non ha lasciato tracce memorabili tra i tifosi di Inter, Milan, Manchester City, Liverpool, Nizza, le squadre da lui frequentate? Dove vogliamo andare con una squadra che punta sulle riserve, Zappacosta, Pellegrini, Gagliardini. L'ingresso di Belotti e Chiesa ha dato sangue all' attacco fino a quel momento presuntuoso e indisponente. Mancini dovrebbe avere capito che la squadra ha bisogno di gente affamata e non famosa, di uomini combattenti e combattivi. Lasci perdere le figurine di carta bagnata, la nazionale non è una comunità di recupero, l' alibi furbastro del muscolo ferito non salva la prova irritante dell' attaccante del Nizza e Insigne sappia che la maglia numero 10 è un onore ma anche un onere. Il pareggio non maschera i limiti e i difetti della squadra. Ma se vogliamo un futuro, si metta da parte il passato. Definitivamente", chiude Damascelli.