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Si è spento ieri Joaquin Peirò, leggenda nerazzurra. Questo il ricordo di Tony Damascelli per Il Giornale di oggi: "Ottantaquattro anni, una vita e una carriera raccolti in 5 secondi, la sera del 12 di maggio del Sessantacinque, stadio di San Siro, Inter-Liverpool, semifinale di coppa dei campioni, rimessa laterale di Corso, colpo di testa di Peirò, palla a Mazzola che rilancia perfettamente lo spagnolo. Joaquin entra in contatto con il portiere Lawrence che, in uscita, lo spintona a terra. Peirò si rialza, attende, come un rapinatore, un levriero dicevano a Madrid, che l’inglese faccia rimbalzare il pallone, una, due volte, alla terza, gli spunta di fianco, gli ruba la palla con il sinistro e di interno destro, a giro, la calcia in porta. Rivolta inutile dei rossi di Liverpool, l’arbitro Ortiz de Mendebille, compatriota di Joaquin e di Luis Suarez, rimette la palla al centro, gol e basta".
E ancora: "Aveva un solo difetto, Joaquin. Era educato, molto, forse troppo, nulla aveva dello spagnolo da corrida, provocatore e irritante, era un professionista silenzioso, l’epoca non prevedeva l’impiego disordinato degli stranieri ma limitava l’uso a due per formazione in campionato, dunque lui in tribuna per lasciare il posto a Suarez e Jair. Ma in coppa il trio era completo e vincente".
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