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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex laterale della Juve Dani Alves ha parlato della sua esperienza negativa in Italia e del Mondiale:
«È diventato molto fisico, i giocatori oggi sono delle bestie atleticamente. Però il calcio resta uno sport per chi ha i piedi buoni, per chi sa far circolare la palla, colpirla bene, fare un assist. Correre è un altro sport. La gente si sta fissando molto su questa cosa del fisico e mi è venuto un dubbio: il calcio è di chi corre di più o di chi gioca meglio?».
«La gente non sa cosa dice. Dipende sempre dalla squadra in cui giochi. Se tu metti un giocatore estremamente difensivo nel Barcellona non ha senso, e allo stesso modo un laterale offensivo in un team che predilige la difesa non è nel posto giusto. Un esempio: io nella Juve. Quella Juve era una squadra che strutturalmente era fatta per difendere. Io spingevo ma la cosa finiva per entrare in conflitto con l’idea della squadra, e per questo non giocavo quanto mi sarebbe piaciuto. Bisogna scegliere il giocatore adeguato alle esigenze della squadra».
«Sì. Hanno preso un giocatore con un potenziale offensivo bestiale, ma non gli serviva un tipo così. Non avevo mai calciato lungo in vita mia, non potevo certo cominciare a 33 anni. Hanno fatto la scelta sbagliata».
«Sono un fan di Joao Cancelo, poi James del Chelsea e Alexander-Arnold, uno che, per tornare sul discorso delle caratteristiche di ognuno, con un lancio di 50 metri salta due linee di pressione. E poi Dani Alves, mi sembra fortissimo!».
«Il Brasile è sempre favorito, per tradizione e storia. Cose che contano in questi tornei. Abbiamo sofferto negli ultimi anni ma ora abbiamo costruito un gruppo con la buccia molto spessa: per qualità umane delle persone questo è il miglior spogliatoio del Brasile da tanto tempo».
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