Nell'Inter di Inzaghi non c'è solo Lautaro, Barella o Lukaku. Ci sono anche giocatori che fanno del lavoro, della corsa e del sacrificio le loro doti migliori. Si tratta di Darmian e Mkhitaryan, due giocatori a cui Inzaghi non rinuncia mai, in nessuna partita.
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L’Inter si affida ai soldati perfetti. Darmian e Mkhitaryan, Inzaghi non ci rinuncia mai
"Sembrava che non ci fosse domani per l’Inter senza Skriniar. I 10 minuti di Oporto, nel ritorno degli ottavi di Champions, sono stati l’ultima apparizione del difensore slovacco. Matteo Darmian, in silenzio, senza proclami, ha fatto sì che nessuno in queste settimane rimpiangesse lo Skriniar “traditore”. Partito come esterno destro alter ego di Dumfries o viceversa, ci ha messo un attimo ad allinearsi con Acerbi e Bastoni sulla linea difensiva a tre. Nelle giovanili del Milan - il suo brodo di coltura -, Darmian era un difensore puro, poi è evoluto in esterno ad ampio spettro. Ora è ritornato alla base, alle origini. Il destino gli ha dato una mano, a scanso di sorprese non gli si parerà davanti quel treno in corsa di Leao, ma Darmian è abbastanza esperto da sapere che i pericoli pioveranno lo stesso. Un giocatore operoso e affidabile, da 6,5 di media in pagella. Difficile che sbagli una partita, e non è una gufata, ma la realtà, fin qui almeno", spiega La Gazzetta dello Sport.
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"Era difficile immaginare che a 34 anni Mkhitaryan si regalasse una stagione tanto brillante da creare il dualismo Brozovic-Calhanoglu. Perché, se non ci fosse l’armeno, stasera giocherebbero sia Brozovic sia Calhanoglu. Mkhitaryan ha tecnica e senso del tempo, lo trovi sempre al posto giusto nell’attimo giusto, con una notevole capacità di sintesi. Mkhitaryan di rado fa scelte scorrette. Qualità che prescindono dall’anagrafe. A stupire è la sua capacità di corsa, la mentalità aperta. L’armeno si spende come se avesse vent’anni, con umiltà e sacrificio. Un grande vecchio con la fame e la continuità atletica dei giovani. È il mago delle palle recuperate, in questa Champions ne “ruba” 6,70 a gara, laddove la media del ruolo è di 4. Lo fa con garbo e correttezza. L’Arsenio Lupin dell’Inter, il centrocampista gentiluomo", analizza il quotidiano.
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