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"Due mesi fa, dopo tredici anni, l’Inter è tornata a giocare la finale Champions. In questo caso non interessa il risultato che è stato negativo per i nerazzurri: e, del resto, c’è un piccolo abisso tra il valore attuale del City di Guardiola rispetto a quello del vecchio Bayern di Van Gaal. Conta che a Istanbul, nell’Inter di Simone Inzaghi, c’erano cinque italiani in campo nell’undici di partenza. Misurato nel tempo, diventa una specie di cambio epocale. L’Inter è la mosca cocchiera, il pesce pilota di una svolta che in modo sempre più rilevante coinvolge le grandi squadre della Serie A. Il modello è nelle corde e nella pratica dell’ad Beppe Marotta, che ai tempi della Juve aveva imposto la colonna vertebrale dei Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Pirlo e Marchisio. Non è una questione ideologica di patriottismi, di nazionalismo o sovranismo. Piuttosto è una scelta che indica rispetto per l’ambiente e per la cultura che in questo ambiente si esprime. Avere un’anima italiana, per una squadra che frequenta i vertici della Serie A, è sicuramente un punto di forza. Marotta l’ha ribadito dopo l’acquisto di Frattesi dal Sassuolo, con l’orgoglio di chi sa che – in modo più o meno diretto – sta anche rinforzando lo zoccolo duro della nostra Nazionale. Con i sei titolari italiani su undici (Darmian, Acerbi, Bastoni, Dimarco, Barella, Frattesi), che sono già maggioranza assoluta, l’Inter consolida una linea di tendenza che potrebbe espandersi con l’aggiunta di Sensi (per il momento c’è)"
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