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Il giornalista Alessandro De Calò, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha esaltato la stagione dell'attaccante dell'Inter Lautaro Martinez che giocherà anche la finale di Champions:
Ci ha messo un po’ di tempo e non è stato un viaggio facile, ma alla fine Lautaro Martinez è riuscito a prendersi l’Inter. Si è fatto anima e corteccia, infilandosi sul braccio il simbolo di capitano come un’arma in più da spendere, non una tacca da esibire. Se i nerazzurri possono guardare verso Istanbul, e il Manchester City, senza rassegnarsi all’epilogo di un destino segnato lo devono soprattutto a lui. Lautaro è un leader silenzioso, di quelli che quando si alzano le onde sta ritto sul cassero e trascina la squadra nel porto: il Milan affondato nella semifinale Champions e la Fiorentina, ribaltata in coppa con due siluri nella notte romana, restano dei buoni esempi. Non è sempre stato così.
Il Toro, leader e capitano dell’Inter sta completando la migliore stagione della sua carriera: non aveva mai segnato tanto (27 gol e 10 assist nelle 54 partite giocate finora). Il giovane Julian – che in Argentina chiamano Ragno – nel City è invece la riserva del fenomenale Haaland, gioca a strappi e frammenti anche se con buona qualità. Uno dei due vincerà Mondiale e Champions nella stessa stagione. Non capita molto spesso. Il calcio è fatto anche di piccoli segnali, sottili premonizioni. Qualche giorno fa il vecchio Diego Milito, autore dei due gol al Bayern nell’anno dello storico Triplete, ha augurato a Lautaro di vincere la Champions come era riuscito alla sua Inter.
C’è già stato un passaggio di testimone tra i due argentini: il 31 ottobre 2015, nel giorno del debutto con il Racing Avellaneda, Lautaro era entrato in campo sostituendo proprio il Principe Milito. A Istanbul potremmo assistere a un nuovo abbraccio tra i due. Certo non è probabile, il City è più forte, ma se c’è uno che può rovinare la festa al Pep e ad Haaland è proprio lui, Lautaro. Sappiamo. Basta che il Toro si scateni e non rimanga seduto. Servono un gol subito e l’Inter perfetta. Può succedere. Poi, chissà.
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