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De Calò: “Inter e Milan, uno stadio non basta più. Figura imbarazzante davanti al mondo”

Andrea Della Sala

Il giornalista ha detto la sua sulla festa scudetto in caso di vittoria del Milan e sulla scelta di costruire ancora un solo stadio

Il giornalista Alessandro De Calò ha detto la sua sulla festa scudetto in caso di vittoria del Milan e sulla scelta di costruire ancora un solo stadio:

C’è un angolo scuro sotto al sole dello scudetto che sta per illuminare Milano. È una situazione ridicola, abbastanza surreale. Non riguarda l’entusiasmo contagioso della gente, rossonera e nerazzurra, che domani esulterà per la vittoria nell’ultimo scatto verso il titolo. Non è l’entusiasmo il problema, ma i luoghi destinati a contenerlo e indirizzarlo. Siamo in Italia e i programmi dei festeggiamenti rimangono abbastanza “non detti”, allineati alla tradizione dei riti propiziatori e alla scaramanzia. Mai dire gatto, insomma. In realtà per l’Inter è tutto più chiaro. Ha un percorso abbastanza segnato. Gioca in casa con la Sampdoria, se dovesse vincere – e il Milan perdere – celebrerebbe lo scudetto numero venti e la seconda stella a San Siro, che è esaurito. Più tardi i tifosi potrebbero festeggiare in giro per la città, confluendo verso piazza Duomo, come era successo l’anno scorso.

E il Milan? Qui le cose si complicano. Più di centomila tifosi hanno tentato di comprare un biglietto per entrare nel piccolo stadio di Reggio Emilia che ne contiene ventimila. Se il Milan dovesse battere il Sassuolo o soltanto pareggiare, un anticipo della festa – l’Happy Hour – lo apparecchierebbe là, tra pochi intimi. Poi, la cosa più logica da fare – e anche la più normale nel resto del mondo – sarebbe di aprire le porte di casa, accendere bene le luci, e continuare a festeggiare in grande. Certo. Ma dov’è la casa? Il Milan gioca in affitto nello stesso stadio dell’Inter che domenica sarà occupato. Anche se siamo i campioni del mondo nel trasformismo e nell’arte di arrangiarci, non si può pretendere che subito dopo la partita il popolo nerazzurro – se sconfitto – venga fatto sgomberare e lo stadio risistemato per i milanisti come se fosse una camera d’albergo.

Chi dice che a Milano uno stadio solo basta e avanza non ha la minima idea di quale sia l’impatto del calcio nel mondo. Non esiste un grande club senza il proprio stadio in esclusiva. Non è solo una questione di investimenti immobiliari e affari commerciali, ma di tradizioni e spirito di appartenenza. Come mai, ovunque, le grandi squadre hanno il loro stadio e a Milano qualcuno pensa di costruirne uno in condominio tra Inter e Milan? Ancora? Solo per risparmiare, come si faceva con i “duplex”. È curioso: anche gli stadi degli altri costano, eppure li pagano da soli e sono grandi, mica li progettano più piccoli (come succede a Milano). Davvero da noi non ci sono soldi? Stiamo facendo una figura imbarazzante davanti al mondo, considerata anche la prossima missione a New York della Lega calcio, che mette in vetrina la Serie A nel cuore di Manhattan. Ci servirà per uscire dall’arretratezza?