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De Carli (Giornale): “Lavezzi cede ai cinesi, Verona? ben venga l’Inter. Mancio non è Mou ma…”

Giovanni Montopoli

Claudio De Carli immortala sulle colonne del Il Giornale l’attuale momento dell’Inter a del tecnico nerazzurro. Con il Verona alle porte e la possibilità di scavalcare la Fiorentina (che ha pareggiato ieri a Bologna) per i nerazzurri...

Claudio De Carli immortala sulle colonne del Il Giornale l'attuale momento dell'Inter a del tecnico nerazzurro. Con il Verona alle porte e la possibilità di scavalcare la Fiorentina (che ha pareggiato ieri a Bologna) per i nerazzurri l'opportunità del lunch-match è ghiotta. Mercato e prossimi appuntamenti, passando per il tempestoso rapporto con la classe arbitrale. Questo il commento del giornalista: "Sta girando bene, basta leggere gli eventi senza digrignare i denti. Manca l'ufficialità, ma lo Shanghai Senhua ha pronto un mega contratto per Lavezzi. Meno male. Non è vero che il Verona sia eccitato dopo la prima vittoria in campionato, al contrario, prima o poi doveva ottenerla ed eccola proprio una giornata prima che arrivi l’Inter al Bentegodi. Tolto il pensiero. Di Jovetic dispiace, è stato sottoposto ad accertamenti che hanno evidenziato un risentimento ai flessori della coscia destra, non è partito con la squadra e ha tolto a Mancini un inevitabile confronto con il montenegrino escluso dai titolari: «Abbiamo sei attaccanti, ne giocano tre, al massimo quattro. Se gioca uno, mi chiedete perché non gioca l’altro...» . Insomma il Mancio l’ha capita. Che poi abbia anche tanta nostalgia e voglia di riattraversare la Manica, agli interisti frega zero. E non è mancanza di appeal, anzi, ma qui il discorso è identico da sempre: la squadra a chi la ama. Lo sa anche lui che ha superato le duecento panchine all’Inter e ha sofferto più di tutti il tempestoso gennaio appena trascorso in cui è successo di tutto, anche a lui. Ieri dopo aver supplicato più volte di non fargli commentare i giudizi arbitrali, è caduto nel trappolone: «Solo qui sbattono fuori gli allenatori, sono stato in Turchia, in Inghilterra, e non mi hanno mai espulso». Vero. Ma ha dato l’assist a quelli che lo hanno preso sul serio e hanno scovato negli archivi il peggio del peggio delle panchine mondiali. Era un modo di dire, quasi una presa in giro. Standogli così addosso non c’è neppure gusto. Però ieri stava già meglio, l’1-0 con il Chievo l’ha rigenerato, di buono c’è che nelle tediose conferenze prepartita, col Mancio alla fine c’è sempre qualcosa che ti fa dire: bè, non sarà Mourinho ma è sempre meglio di un sabato mattina con il carrello all’Esselunga. Fuori dall’oceano di: affrontiamo una squadra con dei valori che non merita la classifica che ha, con dei giocatori importanti, un allenatore che conosce il suo mestiere, una società seria e poi una squadra che fra le mura amiche è particolarmente ostica. Ecco il Mancio tutto questo ce lo ha sempre risparmiato e dovremmo essergliene grati. Poi naturalmente i soliti noti gireranno il tutto parlando della sua spavalderia, della sua supponenza, egocentrico e borioso. Ma se uno è stato bene in un posto, è giusto che speri di tornarci. Anche se non è detto che succeda. In fondo gli sono rimaste scorie di humour: «Medel centrale difensivo? Manno... lui in mezzo a Pazzini e Toni... è piccolino...». E quando gli hanno chiesto come mai l’Inter non segna ha risposto: «È il bello del calcio». Un gruppo di ricercatori si è dedicato alla questione ed è arrivato a conclusioni stupefacenti. I mancini si muovono in modo diverso sorprendendo gli avversari. Stavano occupandosi di mancinismo naturalmente, e hanno realizzato che hanno estreme potenzialità nello sport e nell’ambito creativo, uno studio dell’autorevole Georgetown University Medical Center è arrivato addirittura alla conclusione che percepiscano i discorsi diversamente dal resto dell’umanità. Come parlare al muro, fatica sprecata, figurarsi il Mancio che è addirittura ambidestro. Non resta che lasciarlo fare, il primo a credere nei preliminari Champions è proprio lui".