Il giornalista critico con alcuni tifosi delle big italiane sempre pronti a criticare giocatori, allenatori e società
Nel suo editoriale per SportItalia, Paolo De Paola se la prende con una parte del tifo delle big italiane per aver criticato troppo duramente allenatori e società.
"I tifosi sono l’anima del calcio, ma rappresentano anche le sue contraddizioni. I social come boomerang. Basta avere memoria per sottolineare alcuni pregevoli autogol dei sostenitori. Si scherza, ma nemmeno troppo, perché certi eccessi riguardano minoranze che sanno diventare rumorose e fastidiose. Cominciamo da certi tifosi dell’Inter che per anni si sono accaniti contro Inzaghi per poi apprezzarne (in ritardo) le caratteristiche da condottiero. Con lo scudetto ogni dubbio si è volatilizzato però quante volte avrebbero “cacciato” un tecnico che nel suo piccolo ha portato in casa, oltre al titolo già citato, anche tre Supercoppe italiane, due coppe Italia e una finale Champions. Oggi tutti orgogliosi, i fan nerazzurri, ad apprezzare le doti di un allenatore poliedrico, preparato e tenace. Ovviamente dopo l’ inversione a “u” del tifo, la colpa si è riversata sulla stampa cattiva e sobillatrice".
"No, i tifosi non sbagliano mai, soprattutto quelli del Napoli che dopo le partenze di Mertens, Insigne, Koulibaly, Fabian Ruiz e Ospina avevano criticato, con lungimiranza, sia Spalletti che De Laurentiis (invitato a percorrere la A16 direzione Bari). Il tempismo eccezionale gli ha consegnato lo scudetto proprio alla fine di quella stagione cominciata con la contestazione sin dal ritiro estivo. Dai, come fai a prendertela con i tifosi. Loro sono istintivi, siete voi giornalisti a seminare polemiche, ad esempio su Conte. In realtà la tensione cova sotto la cenere. Il colpo messo a segno da De Laurentiis portando l’ex juventino alla sua corte ha certamente placato i moti di rivalsa dopo l’ultima stagione deludente, ma è solo una tregua in attesa che parlino i risultati. Per esempio, che il Napoli non debba lottare per lo scudetto fin dal prossimo campionato è durissima da digerire. Vedremo. Se a Napoli scorre l’adrenalina, a Milano, sponda rossonera, non regna affatto la serenità. Riuscirà Ibrahimovic a far dimenticare il passato da dirigente di Maldini? È questa la scommessa".
"Vorremmo però ricordare ai tanti che rimpiangono l’immenso (come giocatore) Paolo che una cosa è avere un grande passato da calciatore (che, sia Maldini e sia Ibra, hanno), altra è trasformarsi in manager rimanendo agli stessi livelli di popolarità. Maldini ha parlato moltissimo dopo l’uscita dal club rossonero. In tante interviste. Dispensando giudizi e raccontando aneddoti, ma non ha mai spiegato con chiarezza il motivo del suo divorzio dovuto a una suscettibilità di carattere che un dirigente non può permettersi se vuole portare avanti una missione strategica per tutti e non solo per se stesso. La speranza è che Ibra mostri quella duttilità e quel buonsenso assolutamente necessari per affrontare simili sfide. I tifosi sono pronti a schierarsi, è questione di tempo".