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Un futuro da allenatore Daniele De Rossi non lo esclude: "Potrei farlo. Vedo tanti giocatori dire: io l’allenatore mai, quando smetto sto in vacanza una vita. Poi, dopo sei mesi, farebbero qualunque cosa per allenare anche in Serie C. Io, invece, non lo escludo. Sono fortunato. Ho avuto due tra i dieci allenatori migliori del mondo: Spalletti e Conte. Il terzo è Luis Enrique. Con un altro, Guardiola, ho giocato, e se dovessi prendere una panchina chiederei di andare a guardarlo per imparare. Sì, l’allenatore potrebbe essere una cosa che mi piacerebbe fare. Non subito, ma con i tempi giusti mi potrebbe interessare." Il centrocampista giallorosso si è raccontanto in una lunghissima intervista a Rivista Undici. Felice di sentirsi di nuovo un calciatore vero: «Sto bene. Sono felice. È un annetto che ho ricominciato a sentirmi un calciatore fino in fondo. Un calciatore di livello alto. Vero».
Il fisico -"Prima ero sceso di prestazioni, era diminuita la convinzione che il mio fisico potesse reggere nel calcio italiano ed europeo a certi livelli. Poi, un po’ la mia caparbietà, molto l’Europeo e il pre-Europeo con Conte e tutto il lavoro che ha fatto Spalletti e questa grande squadra che ha creato, hanno fatto sì che tutto fosse più facile. Poi resta che non sono un giocatore alla Messi…"
"Non sono Messi" - "Non sono uno di quei calciatori che se sono in forma portano risultati da soli, ma che se non lo sono possono comunque fare la differenza. Io devo stare bene fisicamente per fare il mio calcio, ma ho anche bisogno di una squadra che mi sostenga. Sono un ingranaggio. Ed è da un po’ che s’è incastrato tutto: arriva Conte, ti motiva in certi modi quando le cose non andavano bene, l’Europeo va in una certa maniera, anche se poi finisce male, ma è stato comunque un campanello: a certi livelli ci puoi ancora giocare e anche bene. Poi la Roma ricomincia e la stagione, sia dal punto di vista personale sia dal punto di vista di squadra, va bene, e quindi tutto mi ha fatto orientare verso il fatto di essere ancora un ottimo calciatore."
Il rinnovo del contratto è un pensiero continuo? "No. È una cosa che prima o poi dovrò affrontare con la società. Ma non ci penso. E ho deciso di non parlarne. Ma voglio continuare a giocare ancora per un po’. Ci può essere un dubbio su cento. Torniamo al discorso di prima. L’altro anno mi sono stirato quattro volte, se mi fossi stirato quattro volte quest’anno, visto che gioco per passione, perché mi diverto e non perché devo arrotondare, l’avrei pure preso in considerazione, anche perché ho dei progetti miei di vita per quando smetterò. Il più semplice è che il primo anno mi piacerebbe fare tanti viaggi, girare il mondo, girarlo con i miei figli. Faccio esempi molto banali, ma viaggiare è la cosa che mi riempie di più…"
Quando smettere?"Perché arrivi a un certo punto e pensi a quando smetterai. Ci sono quelli che vogliono smettere presto, quelli che vogliono smettere a 40 anni: io penso di voler fare una via di mezzo. Voglio chiudere con grandissima dignità. Se dovessi vedere che non c’è più una condizione accettabile e che non sto più al ritmo dei miei compagni smetto, ma non come autoflagellazione, autopunizione, semplicemente come una presa d’atto delle cose. Ma oggi mi sento forte. Mi sento ancora un calciatore vero."
Spalletti - "È stato l’allenatore che mi ha condizionato di più. Quello che ho avuto per più tempo. Mi ha preso che ero giovanissimo. Oggi mi rendo conto che quando lo sento parlare di un giocatore, di una situazione, di un movimento, io ho pensato la stessa cosa un’ora prima. Ho cominciato a vedere il calcio con gli occhi di questo allenatore. Ed è un bel vedere."
Conte -"Mi ha folgorato. L’ho detto tante volte: mi ha colpito. Mi ha chiamato, ed è stato diretto: “Se sei al cento per cento punto tutto su di te, altrimenti non ti convoco”. Io amo le persone così. Amo chi dice la verità. Tatticamente è un mostro. È un animale da campo. Non è facile essere un suo giocatore, ma è bello esserlo. Se dovessi un giorno fare l’allenatore prenderei molto da lui, da Spalletti e da Luis Enrique."
(Rivista Undici)
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