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De Vecchi: “Maldini? Può arrivare al livello di De Bruyne. L’unico appunto…”

Daniele Vitiello Redattore/inviato 
Così l'ex allenatore del talento che sta sbocciando in questi mesi con la maglia del Monza e già nel mirino delle big

Daniel Maldini è tra i profili maggiormente attenzionati dopo questo primo scorcio di stagione. Figlio e nipote d'arte, ha accelerato ulteriormente nel suo percorso di crescita, dimostrando di avere ben altre carte a disposizione oltre al cognome. Walter De Vecchi, che lo allenava quando aveva 12-13 anni, ha parlato così a Il Giornale del ragazzo accostato anche all'Inter: «È stato un tardivo, perché è cresciuto tardi. Adesso gli è venuta la struttura di papà Paolo ma ai tempi era mingherlino. Si è fatto dai 16 anni in poi, però il talento era già quello».

Ora l’esordio in Nazionale.

«È una cosa bellissima, però attenti: deve migliorare ancora lo sviluppo fisico e caratteriale, non è pronto per essere davvero al top. Questa convocazione gli farà prendere consapevolezza e autostima. Anche perché sta giocando nel Monza che deve lottare per salvarsi, e siccome la vittoria non è che la vedono tanto...».

Però le qualità si vedono anche lì.

«Certo. Se ti accorgi che le giocate in campo ti riescono, che riesci a saltare l’uomo, acquisti fiducia. E poi ha uno strapotere fisico da grande giocatore. Il suo è un cammino, la convocazione in azzurro è una spinta verso l’alto».

Il bello deve venire...

«È solo l’inizio. Anch’io lo mettevo trequartista o come mezzo che si buttava dentro. Se si gli può fare un appunto, è la discontinuità».


Lo dice anche Spalletti. E Daniel ha confermato.

«Però c’è anche l’altra faccia della medaglia: i giocatori di talento non possono correre per 90 minuti. È chiaro comunque che deve aumentare sicuramente il minutaggio del suo apporto alla squadra per eliminare quelle pause lì».

Però...

«Però chi ha in Europa quella grandissima tecnica abbinata a un fisico così? In questo sembra proprio papà Paolo, e se dovessi fare un paragone potrei dire De Bruyne. Daniel è un work in progress per arrivare a quel livello».

Che consiglio dargli?

«Un giocatore è fatto di tre componenti: atletica, fisica e mentale. A lui adesso manca quel pezzettino lì: la testa. Se elimina quelle pause psicologiche può fare l’ultimo passo per scalare la montagna e arrivare in cima».